Il parco archeologico di Carsulae si prepara a vivere una nuova e decisiva fase della sua storia millenaria. A partire dal mese di luglio 2025 è ufficialmente partito un grande progetto di valorizzazione, che coinvolge istituzioni locali e nazionali, enti culturali e università, con l’obiettivo di restituire al sito visibilità, tutela, attrattività e dignità scientifica.
Un investimento pubblico da 2 milioni di euro, stanziati nell’ambito dei Grandi Progetti Beni Culturali del Ministero della Cultura, permetterà di intervenire sia sulla conservazione degli spazi archeologici sia sulla fruizione turistica e museale, dando vita a un modello di gestione integrata e sostenibile.
Con la delibera n. 188 del 26 giugno 2025, il Comune di Terni ha ufficialmente concesso in comodato d’uso gratuito il Centro Visita e Documentazione “Umberto Ciotti” ai Musei Nazionali dell’Umbria, segnando l’inizio concreto del progetto.
L’iniziativa è il frutto della collaborazione tra:
Comune di Terni
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria
Musei Nazionali dell’Umbria
Università degli Studi di Perugia
Fondazione Carit, che ha fornito un importante sostegno economico
Il progetto è coordinato dal professor Paolo Belardi, docente di Composizione architettonica e urbana, e punta a trasformare Carsulae in un polo permanente di studio, ricerca e divulgazione sulla romanizzazione dell’Umbria.
Il piano si articola lungo due direttrici principali:
Conservazione e tutela archeologica:
Verrà realizzata una nuova copertura protettiva per i mosaici della domus, attualmente non visibili, che permetterà finalmente la piena accessibilità al pubblico di uno degli elementi più preziosi dell’intero sito.
Riallestimento museografico e valorizzazione turistica:
Il Centro visite “Umberto Ciotti” sarà completamente riprogettato e arricchito con nuovi percorsi espositivi, installazioni multimediali, apparati didattici e strumenti interattivi pensati per accogliere visitatori, studiosi e scolaresche.
“Restituire centralità a Carsulae significa riconoscere l’identità culturale profonda del territorio ternano”, ha dichiarato Costantino D’Orazio, direttore dei Musei Nazionali dell’Umbria.
I primi segnali della nuova stagione di Carsulae sono già visibili nei dati ufficiali. Oltre 25.000 visitatori hanno varcato le porte dell’area archeologica nel secondo trimestre del 2025, un numero che rappresenta un incremento del 300% rispetto allo stesso periodo del 2024.
Il sito – noto per la sua perfetta conservazione, per l’atmosfera sospesa e per la vicinanza alla via Flaminia antica – si sta confermando una delle mete più amate dell’Umbria interna, capace di attrarre non solo appassionati di archeologia ma anche famiglie, turisti italiani e stranieri, escursionisti e scuole.
“La cultura si costruisce con le idee, ma si consolida con la capacità di renderle concrete”, ha sottolineato Michela Bordoni, assessore alla cultura del Comune di Terni. “Questo progetto nasce da una visione, ma oggi è anche un cantiere aperto sulla storia”.
Fondata probabilmente nel I secolo a.C., Carsulae era una città romana situata lungo la via Flaminia, tra le attuali Terni e San Gemini. Abbandonata in epoca tardoantica, è uno dei siti archeologici meglio conservati del Centro Italia, noto per il foro, il teatro, l’anfiteatro, i mausolei e soprattutto per l’Arco di San Damiano, simbolo del parco.
Grazie alla sua posizione paesaggistica e alla suggestione del sito, Carsulae è stata a lungo al centro di ricerche, scavi e dibattiti, ma solo ora si sta concretizzando un piano di rilancio strutturato e multidisciplinare.
Il coinvolgimento dell’Università degli Studi di Perugia è uno degli elementi chiave del progetto. Il professor Paolo Belardi, alla guida del team scientifico, ha impostato una metodologia innovativa che unisce rigore accademico e accessibilità divulgativa.
L’obiettivo è fare di Carsulae non solo un luogo da visitare, ma un laboratorio permanente per studenti, archeologi, architetti e appassionati.
“Carsulae è uno snodo cruciale per comprendere i processi di romanizzazione dell’Umbria antica. Riconoscere e valorizzare questa funzione è un atto di responsabilità culturale”, ha affermato Belardi.
La Fondazione Carit, da sempre attiva nel sostegno alle iniziative culturali del territorio ternano, ha ribadito il proprio impegno anche per il futuro.
“Il nostro supporto a Carsulae non si esaurisce con questo intervento. Siamo disponibili a sostenere progettualità successive, in sinergia con gli enti coinvolti”, ha dichiarato il presidente Emiliano Strinati.
Il contributo della Fondazione è stato fondamentale sia per attivare il comodato del Centro visite, sia per finanziare parte degli studi preliminari e delle attività di comunicazione.
Il progetto di Carsulae si presenta come un caso di successo nell’ambito della gestione culturale integrata, in cui enti pubblici, accademia e fondazioni collaborano in modo strategico per trasformare un bene archeologico in motore di sviluppo sostenibile.
I dati sui visitatori, la qualità degli interventi previsti e il coinvolgimento della cittadinanza rendono l’iniziativa replicabile anche in altri contesti, dove la valorizzazione del patrimonio può coniugarsi con la rigenerazione economica e sociale.
Carsulae è pronta a risorgere, non come museo a cielo aperto, ma come luogo vivo, narrante, inclusivo, capace di connettere epoche e persone, passato e presente.
Il progetto appena avviato rappresenta una scommessa vinta sulla cultura come leva di identità e sviluppo. E Carsulae, nel cuore verde dell’Italia, torna ad essere crocevia di cammini e di storie, come duemila anni fa.
“Oggi non restauriamo solo pietre, ma ricostruiamo senso e comunità attorno a un patrimonio comune”, ha commentato in chiusura D’Orazio.
Un messaggio chiaro: la storia non è alle nostre spalle, è ancora tutta da camminare.