Impossibilità di smaltire posta arretrata, raccomandate non consegnate, lettere smarrite, pacchi fermi in deposito e lavoratori costretti a consegne in condizioni critiche, con mezzi sovraccarichi e ritmi che annullano ogni margine di sicurezza. A Terni il sistema di recapito collassa, il dialogo tra sindacati e azienda si spezza e il fronte si surriscalda: Slc Cgil e Uilposte proclamano lo stato di agitazione.
La vertenza si è accesa lunedì 10 novembre, al termine del confronto con Poste Italiane, definito dalle sigle sindacali “negativo e deleterio”. Una rottura netta, priva delle tradizionali formule di circostanza.
Il nodo del conflitto parte dalla riorganizzazione del recapito del 27 novembre 2024, un piano che per i sindacati ha generato più inefficienze che soluzioni. Nel centro di distribuzione di Terni, l’ampliamento delle zone di competenza ha prodotto un effetto domino: i depositi si sono saturati, le consegne hanno iniziato ad accumulare ritardi strutturali, gli straordinari e i distacchi di personale da altri territori sono diventati prassi ma senza riuscire a smaltire l’arretrato.
“Nonostante straordinari e distacchi, l’azienda non riesce a smaltire la mole di giacenze”, denunciano in corsivo Slc Cgil e Uilposte Umbria, aggiungendo che i portalettere “escono in ritardo, con motorini e auto pieni oltre il limite, costretti a correre senza poter lavorare in sicurezza”.
Le due parole che dominano il quadro sono ormai cristalline: saturazione e insicurezza.
Il problema non riguarda solo la posta ordinaria. Anche la linea corrieri cede sotto il peso dei ritardi, comprimendo gli orari di uscita e aumentando stress operativo, tempi di consegna dilatati e rischi per la sicurezza dei lavoratori.
Ma il punto politicamente più sensibile è un altro: per i sindacati è in discussione la tenuta del servizio universale, il diritto alla comunicazione che Poste Italiane garantisce anche grazie a finanziamenti pubblici.
Nel centro logistico di via Bramante, ogni giorno si formano presenze continue di cittadini in cerca di raccomandate mai recapitate, pacchi scomparsi, lettere irreperibili. Una fotografia che, secondo le sigle, dimostra come il problema non sia episodico ma sistemico.
La gravità del quadro ha spinto Slc Cgil e Uilposte a presentare una segnalazione formale ad Agcom, portando la crisi dal piano organizzativo a quello della tutela del servizio pubblico.
Al tavolo con l’azienda, spiegano i sindacati, non c’è stato un confronto ma un muro. “Poste Italiane si è limitata a fare spallucce, senza riconoscere i problemi, senza entrare nel merito delle soluzioni”, riferiscono Slc Cgil e Uilposte.
La contestazione non si limita al metodo ma investe il merito: “Questo atteggiamento denota mancanza di rispetto per chi ogni giorno fa funzionare l’azienda”. I sindacati leggono nella posizione aziendale la volontà di “silenziare il dissenso, ignorando le criticità a vantaggio del profitto”.
La sintesi politica è netta: confronto insoddisfacente, assenza di risposte, problemi organizzativi ignorati.
Con la proclamazione dello stato di agitazione, la partita resta aperta. I sindacati si riservano azioni ulteriori, da condividere con i lavoratori.
Il caso di Terni, però, racconta qualcosa che va oltre i confini umbri: la frizione tra efficienza promessa e realtà operativa, tra standard di servizio e condizioni di lavoro, tra missione pubblica e sostenibilità organizzativa.