La decisione è maturata nelle ultime ore, ma rappresenta un passaggio importante non solo per la magistratura umbra, ma per l’intero sistema giudiziario nazionale. Raffaele Cantone resterà a capo della Procura di Perugia, rinunciando al trasferimento alla Procura di Napoli nord. A riportarlo è l’Ansa, secondo cui il magistrato avrebbe formalizzato la decisione con una comunicazione indirizzata al Consiglio superiore della magistratura, che ha preso atto dell’istanza.
Una scelta che sorprende solo in parte e che, letta nel contesto attuale, appare legata alla complessità delle funzioni svolte dalla Procura perugina, un ufficio che negli ultimi anni ha assunto una rilevanza particolare nel panorama giudiziario italiano. Lo stesso Cantone ha spiegato la sua posizione motivando la rinuncia con l’esigenza di non lasciare sguarnita una Procura già in difficoltà d’organico, soprattutto dopo il pensionamento, lo scorso aprile, del procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini, ruolo tuttora vacante.
La domanda di trasferimento verso Napoli nord, presentata mesi fa, rispondeva a una possibilità di rientro in un territorio dove Cantone aveva già lavorato e che conosce profondamente. L’istanza, tuttavia, è stata ritirata prima della decisione finale, permettendo al Csm di chiudere la pratica senza ulteriori valutazioni.
La scelta non chiude però la prospettiva di un eventuale cambio di ruolo: Cantone ha infatti presentato anche la candidatura al posto di procuratore capo di Salerno, una procedura che verrà esaminata all’inizio del prossimo anno. Salerno è una sede di primo piano, anch’essa complessa, e la sua eventuale nomina aprirebbe nuovi scenari. Per il momento, però, Perugia resta la priorità.
Per comprendere la portata della sua permanenza a Perugia, è utile ripercorrere il suo percorso professionale. Raffaele Cantone, nato a Napoli il 24 novembre 1963, cresce a Giugliano in Campania e si laurea in giurisprudenza alla Federico II. Entra in magistratura nel 1991 e muove i primi passi come sostituto procuratore a Napoli, occupandosi di criminalità economica.
Il passaggio decisivo arriva nel 1999, quando entra nella Direzione distrettuale antimafia di Napoli, diventando uno dei magistrati simbolo nella lotta al clan dei Casalesi. Le sue indagini portano alla condanna di figure di spicco come “Sandokan” Schiavone, Francesco Bidognetti e altri esponenti di primo piano dell’organizzazione camorristica.
Dal 2007 approda alla Corte di Cassazione e, nel 2014, diventa presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, incarico che ricopre fino al 2019, nel pieno dello scontro culturale e politico sulla trasparenza nella pubblica amministrazione. Il suo nome resta legato a una stagione di forte attenzione nazionale sul tema della corruzione.
Cantone ha assunto la guida della Procura perugina il 29 giugno 2020, insediandosi in un contesto giudiziario segnato da equilibri delicati. Il suo arrivo era stato accolto come un segnale di discontinuità e rigore, visto il profilo del magistrato, noto a livello nazionale per la lunga esperienza nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. Sotto la sua direzione, l’ufficio ha gestito fascicoli sensibili, mantenendo una linea di prudenza istituzionale ma anche di fermezza nelle indagini. La carenza di organico e l’assenza del procuratore aggiunto hanno rappresentato una criticità ricorrente, accentuando il carico di lavoro su un numero limitato di magistrati.
La permanenza di Cantone a Perugia garantisce stabilità in un momento in cui l’ufficio si trova al centro di snodi giudiziari fondamentali. Ma il quadro potrebbe evolversi rapidamente: la decisione del Csm sulla Procura di Salerno, attesa nei primi mesi del prossimo anno, rappresenta un passaggio potenzialmente decisivo per il futuro del magistrato.
Al momento, però, Cantone ha scelto la strada della responsabilità, garantendo continuità a una Procura chiamata a gestire alcune delle inchieste più delicate del Paese. Una scelta che rafforza la linea istituzionale, ma che conferma anche la cifra personale del magistrato: rigore, prudenza e attenzione alle esigenze degli uffici giudiziari.