La Guardia di Finanza di Perugia ha acceso i riflettori sull’evasione fiscale e sul lavoro nero. Dall’inizio del 2025 il Comando provinciale ha intensificato i controlli, aumentando le verifiche sugli esercizi commerciali.
Nei primi otto mesi dell’anno sono stati eseguiti 62 interventi per verificare il pagamento del canone RAI da parte di bar, ristoranti e alberghi. L’esito è impietoso: 58 titolari su 62 hanno ignorato l’obbligo, cioè oltre il 90% del campione.
I numeri raccolti dai finanzieri parlano da soli: quasi nessuno dei locali perugini controllati ha versato il canone RAI speciale. Una percentuale che lascia poco spazio a interpretazioni.
Le irregolarità sono state contestate ai titolari, chiamati a regolarizzare le posizioni e a pagare gli importi arretrati. Situazioni analoghe si registrano anche in altre aree umbre: in provincia di Terni, per esempio, tutti e otto i locali verificati nell’estate 2025 risultavano inadempienti. Questo conferma che l’evasione del canone è un fenomeno diffuso e radicato.
Le verifiche non si sono limitate a controllare la presenza dei televisori accesi nei locali. I finanzieri hanno passato in rassegna le autorizzazioni, le ricevute e i documenti fiscali.
Dai riscontri è emerso che in molti casi i titolari non solo non pagavano il canone, ma mostravano anche lacune nella regolare emissione di scontrini e ricevute fiscali. Nei primi mesi del 2025, la Guardia di Finanza ha effettuato 894 controlli nel settore, rilevando irregolarità nel 40% dei casi. Una percentuale che ribadisce quanto la vigilanza economica resti indispensabile.
Il quadro emerso dai dati umbri è netto: il canone RAI speciale resta uno degli obblighi meno rispettati dagli esercenti. La percentuale di evasione a Perugia supera il 90%, molto più della media nazionale.
Questo fenomeno mette in luce un problema strutturale: il tributo viene percepito come un onere poco giustificato, soprattutto da chi lo considera scollegato dall’attività concreta dei locali.
La Guardia di Finanza ricorda però che la normativa è chiara e vincolante. Ogni televisore installato in un esercizio pubblico comporta il pagamento dell’abbonamento speciale.
Accanto ai controlli sul canone, i militari hanno ampliato le indagini ai sistemi di pagamento elettronico. Sono state acquisite le documentazioni relative ai contratti con le banche e ai flussi di denaro transitati attraverso i terminali POS.
L’obiettivo era verificare eventuali operazioni sospette verso conti correnti esteri o intestati a soggetti terzi. Un fenomeno che, se riscontrato, avrebbe potuto indicare forme di evasione più articolate. Dalle ispezioni non sono però emerse anomalie. I flussi legati ai pagamenti elettronici risultano tracciati e regolari.
Il canone RAI speciale è obbligatorio per chiunque gestisca un locale pubblico con televisori accesi. Si tratta di un tributo diverso da quello domestico e molto più oneroso.
Per le attività di prima e seconda categoria, come bar, ristoranti e negozi, l’importo annuo è fissato a 1.018,40 euro. La cifra sale ulteriormente nel caso di strutture ricettive più grandi, come alberghi o residence. La mancata dichiarazione comporta l’applicazione di sanzioni e il recupero delle somme non versate. Chi viene sorpreso senza aver pagato non può limitarsi a saldare l’annualità corrente: è obbligato a regolarizzare anche gli anni pregressi.
Il tasso di evasione riscontrato a Perugia potrebbe spingere le autorità a rafforzare ulteriormente i controlli. Gli esercenti rischiano così di trovarsi di fronte a verifiche più serrate e a multe pesanti.
Molti operatori del settore lamentano che il canone rappresenti un costo poco giustificato, soprattutto in un periodo di difficoltà economica per la ristorazione e l’accoglienza.