Cacciatore sotto shock: Fara, setter inglese di tre anni, sbranata da un branco di lupi
Un episodio drammatico scuote la comunità eugubina e riaccende il dibattito sul rapporto sempre più complesso tra fauna selvatica, sicurezza delle persone e tutela degli animali domestici.
Domenica mattina, nelle quiete colline della Valle del Ventia, nella frazione di Scritto, un cacciatore eugubino di 65 anni ha visto morire sotto i suoi occhi la sua cagna da caccia, Fara, un giovane e addestratissimo setter inglese di tre anni.
Secondo quanto riportato da Cronaca Eugubina – e confermato dal diretto interessato – il cane è stato ucciso e parzialmente divorato da un branco di quattro lupi.
Un racconto sconvolgente, che mette insieme paura, impotenza e un senso di perdita profonda per chi quel cane lo considerava non un semplice ausilio venatorio, ma un compagno di vita.

La dinamica dell’attacco: “Ho sentito i latrati, poi ho visto i lupi”
Il cacciatore, ancora profondamente scosso, ricostruisce così quei momenti: “Fara era un cane di razza pura, in un’età favolosa per la caccia. Aveva il beeper al collo, ma non riuscivo a localizzarla, come se avessi perso il contatto. Ho creduto che fosse in ferma… poi più nulla.”
Una situazione insolita, abbastanza da spingerlo a inoltrarsi tra gli alberi, dove la vegetazione si fa fitta e il sottobosco vibra dei suoni del Ventia, il piccolo corso d’acqua che scende tra colline e radure.
Poi l’orrore.
“Ho sentito dei latrati e mi sono affrettato. Improvvisamente ho visto quattro lupi che la stavano divorando. Sono caduto a terra dallo spavento.”
In quel momento, racconta, uno dei lupi lo ha fissato “con occhi feroci”, prima di darsi alla fuga seguito dagli altri tre.
Fara era già morta.
Il cacciatore l’ha recuperata, portata dal veterinario e poi sepolta nell’orto di casa. Come previsto dalla normativa, presenterà una denuncia ai Carabinieri Forestali, anche per contribuire alla mappatura ufficiale dei casi di predazione.
La Valle del Ventia e gli avvistamenti: una presenza ormai stabile
La zona di Scritto, come molte altre aree boschive dell’Appennino umbro, ha registrato negli ultimi anni un aumento di avvistamenti di lupi. Si tratta di un fenomeno noto a livello nazionale: la specie, protetta da anni, è tornata stabilmente in numerose regioni italiane.
Tuttavia, episodi come questo dimostrano che la convivenza tra uomo, animali domestici e grandi predatori sta diventando sempre più complessa.
Non è un caso che, proprio negli stessi giorni, alcuni cittadini della zona di Cipolleto abbiano segnalato un altro attacco, questa volta avvenuto di notte: “Nei giorni scorsi un asinello è stato divorato dai lupi”, raccontano.
Indizi che lasciano supporre la presenza di uno o più branchi stabili nel territorio.

Paura e interrogativi: come garantire sicurezza agli animali?
L’episodio riapre un tema sensibile: come proteggere cani da lavoro, animali da compagnia e animali da allevamento in un territorio dove i lupi sono tornati a essere una presenza costante?
Il dolore del cacciatore – colto totalmente alla sprovvista, impossibilitato a reagire – è prima di tutto quello di chi ha perso un compagno fidato. Ma a emergere è anche la preoccupazione diffusa di chi vive in zone rurali e boschive.
Le associazioni venatorie, agricole e numerosi cittadini chiedono da tempo misure più efficaci:
– monitoraggio costante dei branchi,
– prevenzione,
– controlli,
– informazione alle comunità locali.
L’obiettivo non è criminalizzare il lupo, specie fondamentale per l’equilibrio degli ecosistemi, ma trovare modalità realistiche di convivenza che evitino tragedie come quella di Fara.
L’emozione di una comunità colpita: “Era molto più di un cane”
Il racconto del 65enne eugubino è intriso di smarrimento. Fara era un cane giovane, preparato, amato. La sua morte improvvisa e violenta ha toccato molti, come dimostrano le reazioni sui social e nei gruppi di appassionati.
“Fara non era solo un cane da caccia: era parte della mia vita”, afferma il cacciatore.
Una frase che esprime, in poche parole, la profondità del legame tra persone e animali domestici, soprattutto in un contesto rurale dove la relazione è quotidiana e radicata.
Un territorio che cerca risposte
L’uccisione di Fara non è un semplice episodio isolato, ma un evento preoccupante che coinvolge tutti: cittadini, istituzioni, agricoltori, cacciatori e amanti della natura.

La presenza del lupo è un segno di biodiversità, ma la sicurezza degli animali e delle persone non può essere trascurata.
È necessario un confronto serio e competente per garantire:
– tutela della fauna selvatica,
– protezione degli animali domestici,
– serenità di chi vive e lavora nei territori rurali.
Una sfida complessa, che richiede equilibrio, ascolto e soluzioni concrete.