Il Campanone di Gubbio, simbolo amatissimo della città e voce potente che da secoli accompagna i momenti più significativi della vita eugubina, torna al centro del dibattito politico e culturale. A sollevare la questione sono stati i consiglieri comunali di minoranza Luigi Girlanda, Rocco Girlanda e Diego Guerrini, che hanno presentato un ordine del giorno per chiarire criteri, date e motivazioni delle suonate ufficiali.
Il tema non è soltanto amministrativo. Sul tavolo ci sono il senso profondo delle ricorrenze, il rapporto tra tradizione popolare e istituzioni, e soprattutto il delicato equilibrio tra identità laica e sentimento religioso, che a Gubbio, come in molte città d’Italia, convivono da secoli in un intreccio complesso.

Un punto fermo va subito ricordato: il Campanone è installato nella torre civica del Palazzo dei Consoli, non sul campanile di una chiesa.
È, a tutti gli effetti, una campana laica, espressione della città e della sua comunità, non di un’istituzione ecclesiastica. Questo non significa che sia estranea alla religiosità popolare, ma che risponde storicamente al sentimento civile della città, che è naturalmente impregnato di cristianesimo, senza essere confessionalmente vincolato.
Il ruolo della Compagnia dei Campanari, custode materiale e spirituale di questa tradizione, è centrale: è essa che garantisce le suonate nelle occasioni considerate più importanti, con la facoltà di accesso alla torre e la gestione operativa dello strumento.
A creare maggiore tensione sono in particolare due date: il 15 agosto e il 20 settembre.
Il 15 agosto viene ufficialmente ricondotto, nel calendario comunale, al Ferragosto, richiamando le antiche Feriae Augusti istituite da Ottaviano Augusto nel 18 a.C. Ma per il sentimento popolare eugubino, quella data è innanzitutto la festa dell’Assunzione di Maria, compatrona della città. Separare rigidamente il Ferragosto “pagano” dalla ricorrenza cristiana, secondo molti, suona come una forzatura ideologica che non tiene conto della percezione reale della comunità.
Ancora più controversa è la suonata del 20 settembre. Viene talvolta fatta rientrare nella generica celebrazione dell’Unità d’Italia o di Roma capitale, ma le date ufficiali non coincidono: l’Unità è del 17 marzo 1861, Roma capitale del 3 febbraio 1871. Il 20 settembre ricorda invece la Breccia di Porta Pia, evento militare che pose fine al potere temporale dei Papi.
Una data, dunque, fortemente identitaria e politicamente connotata, che viene celebrata oggi quasi esclusivamente dal Corpo dei Bersaglieri, massimi protagonisti di quell’azione militare. A Gubbio la suonata del Campanone in quella ricorrenza appare a molti come una scelta ideologica e laicista, priva di un reale radicamento nel sentire comune.
Il nodo centrale del dibattito è tutto qui: chi decide quando e perché suona il Campanone? Esistono due calendari: quello formalmente riconducibile al Comune, proprietario del Palazzo dei Consoli, e quello riportato dall’Associazione Eugubini nel Mondo, che riflette una tradizione più aderente alla memoria popolare.

Secondo quanto riportato, già nel 1992, nel volume “L’antica Arte del Suonare il Campanone della città di Gubbio”, redatto da Vincenzo Ambrogi insieme all’estensore di questo articolo, il Campanone dovrebbe seguire prima di tutto il sentimento popolare, non le contese ideologiche del nostro tempo. Perché le campane, nei secoli, hanno sempre parlato al popolo, non al sentimento politico del momento.
Il 20 settembre, letto alla luce della storia locale, può essere vissuto non come una sfida anticlericale, ma come memoria di quei militari eugubini (tra i quali Primo Farneti) che parteciparono alla presa di Roma, mettendo la patria davanti alla propria vita. Tra l'altro durante l'azione militare che portò alla caduta di Roma con l'irrompere dei militari italiani nell'Urbe, perirono ben 49 soldati del Regio Esercito tra i quali anche un ufficiale superiore, il maggiore Giacomo Pagliari. In questo senso, una suonata in quella data può essere interpretata come atto di memoria civile, non come provocazione ideologica.
Per coerenza, poi, si sarebbe dovuto cambiare anche il nome della Via XX Settembre che a Gubbio ricorda quell'evento come in mille città italiane, Roma in primis.
Martedì 2 dicembre, la Prima e la Terza Commissione consiliare permanente, presiedute da Enrico Piergentili, con l'intervento anche di una rappresentanza dei Campanari, hanno deliberato di lasciare invariato il calendario delle suonate, salvo confermare da straordinarie a ordinarie le suonate del 4 ottobre in onore di San Francesco e del 10 dicembre, giornata mondiale dei Diritti Umani.

Il Campanone, fuso il 30 ottobre 1769 dal professor Giovanni Battista Donati da L’Aquila, non è un semplice strumento: è coscienza sonora della città. Ogni sua vibrazione racconta una storia, una gioia, un lutto, una festa.
Trasformare il suo calendario in un terreno di scontro ideologico rischia di snaturarne il significato più autentico. La sua funzione non è dividere, ma unire. Non è dettare linee politiche, ma riflettere ciò che la comunità sente davvero come proprio.
La discussione che si è aperta in Commissione è stata l’occasione per un chiarimento storico e culturale serio. Il Campanone rimane la voce condivisa di Gubbio, al di sopra delle bandiere e delle contrapposizioni di parte.