24 Oct, 2025 - 15:30

Buche, fratture e responsabilità: Gubbio rischia cause come Arezzo? Inchiesta sulle strade dissestate 

Buche, fratture e responsabilità: Gubbio rischia cause come Arezzo? Inchiesta sulle strade dissestate 

Dopo la condanna del Comune di Arezzo a oltre 20mila euro per una buca non segnalata, cresce a Gubbio la preoccupazione per lo stato delle vie cittadine. Da Via Nelli a Via Baldassini fino ai sampietrini dissestati vicino a Piazza Grande: un dossier che l’Amministrazione potrebbe dover affrontare anche in chiave giuridica.

Un problema noto ai cittadini: dissesti diffusi, rischio costante

A Gubbio, il problema delle buche e dei dislivelli nelle strade urbane e periurbane non è nuovo. Da tempo i residenti segnalano criticità soprattutto nel centro storico, dove il dissesto del piano stradale è spesso così marcato da rendere difficoltosa la circolazione sia pedonale sia veicolare. Gli eugubini raccontano di inciampi, cadute, ruote danneggiate e sospensioni compromesse.

Alcune strade, come Via Nelli e Via Baldassini, presentano disconnessioni tali da essere percepite quasi come percorribili solo da fuoristrada. Ma il problema non riguarda soltanto le vie in salita o soggette a usura antica. Secondo verifiche effettuate sul posto, anche la strada che costeggia Piazza Grande – realizzata con sampietrini oggi completamente dissestati – risulta fuori dal perimetro degli ultimi interventi di rifacimento della pavimentazione, che hanno riguardato solo la piazza stessa e, in forma parziale, la prosecuzione di Via XX Settembre.

Molti cittadini si chiedono: se qualcuno si fa male, o un’auto subisce danni, chi risponde? È legittimo che un Comune possa essere chiamato a risarcire, come accaduto ad Arezzo?

Il caso Arezzo: un campanello d’allarme per i Comuni italiani

La vicenda raccontata dal quotidiano online Vivo Gubbio ha scosso molti lettori: il Tribunale ha condannato il Comune di Arezzo a un risarcimento complessivo di oltre 20mila euro per un pedone caduto in una buca non segnalata sul marciapiede. L’uomo, 50 anni, ha subito la frattura del quinto metatarso ed è rimasto per mesi impossibilitato a lavorare, con ripercussioni economiche e personali.

Il Comune toscano ha tentato di difendersi sostenendo che la buca fosse visibile, che l’uomo si fosse distratto e che la responsabilità fosse legata ai lavori della fibra ottica. Tuttavia, il Tribunale ha stabilito che il Comune, quale custode della strada, avesse l’obbligo di vigilanza e manutenzione. L’assenza di segnalazione del pericolo e il fatto che l’area fosse nuovamente sotto custodia comunale hanno portato alla condanna.

Un precedente che potrebbe fare scuola, soprattutto in quei territori dove il dissesto è noto e prolungato nel tempo.

Cosa dice la legge: la responsabilità da “cosa in custodia”

Il principio giuridico applicato è quello dell’articolo 2051 del Codice Civile: “Ciascuno è responsabile del danno cagionato dalle cose che ha in custodia, salvo che provi il caso fortuito.”

In termini concreti, questo significa che un Comune, in quanto custode del suolo pubblico, può essere ritenuto responsabile dei danni causati da strade non adeguatamente mantenute o non segnalate in caso di pericolo.

La giurisprudenza specifica che il caso fortuito – l’unico elemento che potrebbe escludere la responsabilità del Comune – deve essere un evento eccezionale, imprevedibile e inevitabile, come una buca apertasi pochi istanti prima per un fenomeno straordinario. Non è considerato caso fortuito un dissesto noto, visibile e non gestito.

Gubbio: strade storiche, ma manutenzione insufficiente?

Il centro storico di Gubbio è un patrimonio architettonico unico, ma questo non esclude la necessità di manutenzione e sicurezza. Le pietre antiche, gli avvallamenti e le pendenze creano un contesto delicato in cui la tutela dei pedoni deve rimanere prioritaria.

Le lamentele dei cittadini più frequenti riguardano proprio l’assenza di piani organici di manutenzione e un approccio percepito come “a macchia di leopardo”. Alcuni tratti sono stati rifatti con cura, ma altri, come la strada dei sampietrini vicino a Piazza Grande e alcune vie laterali, sono rimasti esclusi. In quelle zone, camminare può diventare un rischio, soprattutto per persone anziane o con difficoltà motorie.

Incidenti potenziali e danni alle auto: richieste di risarcimento possibili

Se un veicolo subisse danni documentabili a causa di una buca profonda o di un dislivello non segnalato, il proprietario potrebbe chiedere il risarcimento al Comune, dimostrando il nesso causale tra il dissesto e il danno subito. Diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno già riconosciuto la legittimità di tali richieste.

Il caso Via Madonna dei Perugini: strada chiusa ma facilmente accessibile

Un’altra situazione che potrebbe sollevare controversie riguarda Via Madonna dei Perugini. La strada è ufficialmente chiusa al traffico con ordinanza comunale, ma le barriere risultano spesso assenti, rimosse o insufficienti a impedire fisicamente il transito dei veicoli. In circostanze di questo tipo, la responsabilità del Comune non viene automaticamente esclusa dalla sola presenza dell’ordinanza: se l’accesso rimane di fatto possibile e prevedibile e non vengono adottati strumenti idonei a garantirne il rispetto, l’ente può essere ritenuto comunque custode dell’area. Di conseguenza, in caso di incidente – anche grave – tra veicoli o con il coinvolgimento di pedoni, potrebbe essere valutata una responsabilità del Comune per mancata vigilanza o inadeguata protezione della strada, specie laddove il rischio di accessi abusivi sia noto e ripetuto.

Uno scenario da prevenire: costi economici e reputazionali

Una condanna come quella di Arezzo non avrebbe solo un impatto economico (spese di risarcimento, legali, consulenze tecniche), ma anche un forte peso reputazionale per il Comune. Non va sottovalutato il rischio di un “effetto domino”, con altre persone intenzionate a far valere i propri diritti in caso di caduta o danno.

In questo contesto, un piano di manutenzione più organico, un sistema di segnalazione temporanea dei dissesti e un monitoraggio costante delle pavimentazioni potrebbero rappresentare non solo una scelta civica, ma anche una forma di tutela della stessa Amministrazione da possibili azioni giudiziarie.

La sicurezza come tutela reciproca

L’inchiesta di Vivo Gubbio ha aperto un tema che non riguarda solo la cronaca nera o l’indignazione sociale, ma anche la responsabilità amministrativa e legale. Affrontare il problema con un piano sistematico di manutenzione, prevenzione e vigilanza significherebbe non solo garantire sicurezza ai cittadini, ma anche evitare al Comune ricadute giuridiche onerose.

Prima che una buca diventi una causa.

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Mario Farneti
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