05 Mar, 2025 - 21:00

Bruno Pizzul: se ne va la voce del calcio italiano. Il suo legame con Gubbio

Bruno Pizzul: se ne va la voce del calcio italiano. Il suo legame con Gubbio

Il mondo del giornalismo sportivo e del calcio italiano è in lutto per la scomparsa di Bruno Pizzul, una delle voci più autorevoli e amate della Rai. Pizzul si è spento all'età di 86 anni, lasciando un'eredità indelebile nel panorama della cronaca sportiva. Con il suo stile pacato, la dizione impeccabile e l’eleganza nei commenti, ha raccontato i momenti più emozionanti della Nazionale italiana per decenni, accompagnando i tifosi con il suo inconfondibile timbro vocale.

Ma Bruno Pizzul non è stato solo un grande telecronista: il suo nome è legato anche alla città di Gubbio, dove nel 1996 gli fu conferito il Premio Bandiera dal Gruppo Sbandieratori, in collaborazione con il Comune, insieme all’avvocato Giorgio Gini. Questo riconoscimento è stato assegnato a personalità che, attraverso la loro opera, hanno contribuito a valorizzare la cultura e le tradizioni locali.

Bruno Pizzul nacque a Udine l’8 marzo 1938 e fin da giovane si avvicinò al mondo del calcio. Dopo un inizio promettente come calciatore, militando in squadre come Pro Gorizia, Catania e Udinese, un grave infortunio lo costrinse a interrompere prematuramente la carriera sportiva. Tuttavia, questo evento non segnò la fine del suo rapporto con il calcio, ma l'inizio di una nuova straordinaria avventura nel mondo della cronaca sportiva.

Bruno Pizzul entrò in Rai nel 1969 e divenne quasi subito una delle voci più riconoscibili del calcio italiano

Dopo essersi laureato in giurisprudenza, Pizzul entrò in Rai nel 1969, dove divenne rapidamente una delle voci più riconoscibili del calcio italiano. A partire dal Mondiale del 1986, divenne il telecronista ufficiale della Nazionale Italiana, ruolo che mantenne fino al 2002. Durante la sua carriera, commentò cinque Mondiali e quattro Europei, accompagnando la squadra azzurra e milioni di tifosi con il suo stile inconfondibile.

Tra i momenti più memorabili della sua carriera si ricordano le telecronache delle finali dei Mondiali e degli Europei, le epiche sfide tra Italia e avversari storici, e la sua capacità di trasmettere emozioni con sobrietà e professionalità. Mai sopra le righe, Pizzul si distingueva per il suo tono garbato, l'uso misurato delle parole e una profonda conoscenza del gioco.

Nonostante fosse friulano, Bruno Pizzul ebbe un rapporto speciale con la città di Gubbio e i suoi Sbandieratori, simbolo di una tradizione storica che affonda le radici nel Medioevo. Durante una telecronaca allo Stadio Curi di Perugia per una partita della Nazionale, Pizzul colse l’occasione per elogiare pubblicamente gli sbandieratori eugubini, sottolineandone le straordinarie qualità tecniche e artistiche.

A far conoscere Pizzul agli Sbandieratori di Gubbio contribuì Ubaldo “Bubi” Farneti, che con parole entusiaste raccontò al celebre giornalista il valore e l'importanza di questa tradizione. Pizzul ne rimase affascinato e, nel corso degli anni, dimostrò un’autentica ammirazione per i giovani che si dedicavano all’arte della bandiera.

Nel 1996, questa sua stima fu riconosciuta ufficialmente con il Premio Bandiera, un'onorificenza conferita a personalità che si sono distinte nella promozione delle tradizioni locali. Tra i premiati figurano illustri nomi come Gae Aulenti, Luca Ronconi e Terence Hill, segno del prestigio dell’iniziativa.

In un'intervista apparsa sul Corriere dell'Umbria parlò con grande affetto degli sbandieratori di Gubbio

In un’intervista rilasciata al Corriere dell’Umbria il 1° settembre 2023, Pizzul parlò con grande affetto degli sbandieratori di Gubbio, dichiarando:“La bravura degli sbandieratori di Gubbio è notoria; hanno una fama nazionale e una risonanza mondiale. Ricordo che, mentre in altre regioni c’erano ragazzi che rincorrevano un pallone, e naturalmente c’era anche chi cercava di giocare a calcio, era abbastanza singolare il fatto che molti ragazzi, sin da giovanissimi, si esercitassero con le bandiere per diventare a loro volta sbandieratori. Evidentemente il fatto di rappresentare il proprio paese in quel modo era visto come un salire nella considerazione sociale.”

Queste parole rivelano non solo l’ammirazione di Pizzul per gli sbandieratori, ma anche una riflessione profonda sull’importanza delle tradizioni nella crescita personale e nella costruzione di un senso di appartenenza alla comunità.

La morte di Bruno Pizzul lascia un vuoto nel mondo del giornalismo sportivo e nella memoria collettiva dei tifosi italiani. La sua voce ha scandito i momenti più emozionanti del calcio azzurro, ma ha anche dimostrato una sensibilità particolare verso la cultura e le tradizioni locali.

Il suo legame con Gubbio testimonia il suo rispetto per l'identità culturale italiana

Il suo legame con Gubbio e con il mondo degli sbandieratori testimonia il suo rispetto per l’identità culturale italiana, riconoscendo l’importanza di tramandare le tradizioni alle nuove generazioni. In un’epoca in cui il calcio è sempre più dominato da dinamiche economiche e commerciali, Pizzul ha sempre mantenuto uno sguardo attento agli aspetti umani e culturali dello sport e della società.

La sua eredità continuerà a vivere nelle registrazioni delle sue telecronache, nel ricordo dei tifosi e nell’affetto di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo. Ma soprattutto, resterà un punto di riferimento per tutti coloro che vedono nel giornalismo sportivo non solo un mestiere, ma una forma d’arte capace di raccontare emozioni, valori e storie indimenticabili.

In questo senso, il legame con Gubbio e il Premio Bandiera ricevuto nel 1996 assumono un significato ancora più profondo: testimoniano la capacità di Pizzul di riconoscere e valorizzare ciò che rende unica l’Italia, non solo nel calcio, ma anche nelle sue tradizioni più autentiche.

Il suo ricordo vivrà nelle telecronache che hanno segnato intere generazioni e nelle parole di ammirazione che ha sempre riservato a chi, come gli sbandieratori di Gubbio, porta avanti con orgoglio una tradizione antica e preziosa. Grazie, Bruno. La tua voce continuerà a risuonare nei nostri cuori.

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Mario Farneti
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