Un tavolo, un mazzo di carte e un avversario che non si vede: da questa immagine sospesa e simbolica prende avvio “Brunello, il visionario garbato”, il documentario che Giuseppe Tornatore ha dedicato alla figura di Brunello Cucinelli. Un racconto cinematografico che unisce fiction, materiali d’archivio e testimonianze dirette per ripercorrere non solo l’ascesa imprenditoriale di uno dei protagonisti assoluti del Made in Italy, ma anche il legame profondo con le radici contadine umbre.
Presentato in anteprima italiana il 4 dicembre a Cinecittà, dopo le proiezioni nei festival internazionali, il docufilm approda nelle sale italiane dal 9 all’11 dicembre 2025, con una distribuzione-evento firmata 01 Distribution. Le musiche originali sono affidate a Nicola Piovani, che accompagna con discrezione e intensità le diverse stagioni della vita del protagonista.

Il progetto nasce circa tre anni fa, quando Cucinelli decide di affidare a Tornatore la trasposizione cinematografica della propria storia personale e dei valori che hanno guidato la crescita della sua azienda. Dal borgo di Solomeo a oltre 130 boutique nel mondo, con un fatturato che ha superato il miliardo di euro, l’imprenditore umbro ha costruito una traiettoria singolare, mantenendo in Italia produzione e artigianalità.
«Non volevo un’operazione celebrativa, ma un racconto vero, fatto di memoria, lavoro e ideali», avrebbe confidato l’imprenditore in fase di lavorazione. Tornatore sceglie così una narrazione ibrida, che alterna la forza evocativa della fiction alla solidità del documento storico, evitando le scorciatoie del semplice biopic.
Il centro simbolico del film è una partita a carte che accompagna tutto il racconto. L’avversario invisibile diventa metafora del tempo, del destino, delle scelte. Intorno a questo tavolo immaginario scorrono i ricordi dell’infanzia, le difficoltà degli inizi, i primi successi, fino alla consacrazione internazionale.
La struttura narrativa è scandita anche dai soprannomi che Cucinelli ha ricevuto negli anni: dal “volpino” del nonno al “lupo” dato dalla moglie. Piccoli dettagli che aprono finestre intime sulla personalità dell’uomo, restituendone il profilo umano prima ancora di quello imprenditoriale.
Per interpretare Brunello Cucinelli nelle diverse fasi della sua vita, Tornatore ha scelto tre attori: Francesco Cannevale, Francesco Ferroni e Saul Nanni, volto già noto del cinema e delle serie televisive. Accanto a loro, Emma Fatone interpreta Federica Benda, moglie dell’imprenditore, mentre Beatrice Carlani veste i panni di Mamma Maria, figura centrale nel racconto della formazione morale del protagonista.
Il risultato è un ritratto corale, in cui le interpretazioni si fondono con le vere testimonianze di amici, collaboratori e compagni di viaggio, creando un continuo dialogo tra realtà e rappresentazione.

Al centro del docufilm non c’è solo la storia di un successo economico, ma soprattutto quella di un’idea: l’umanesimo industriale. Cucinelli viene raccontato come imprenditore capace di coniugare profitto, dignità del lavoro, bellezza e rispetto per l’ambiente. Solomeo, il borgo restaurato e divenuto simbolo internazionale di questo modello, diventa nel film una sorta di laboratorio etico, dove produzione e cultura procedono insieme.
«La fabbrica deve essere un luogo dove l’uomo può riconoscersi», è uno dei principi che attraversano tutto il racconto, rendendo il documentario un’opera che parla non solo di impresa, ma anche di visione sociale.
Le musiche di Nicola Piovani accompagnano con delicatezza le sequenze più intime, sottolineando senza enfasi i passaggi cruciali della vita dell’imprenditore. Le immagini d’archivio, dai primi anni dell’attività alle passerelle internazionali, si intrecciano con le riprese contemporanee di Solomeo e delle sedi produttive, restituendo il senso di una crescita continua ma sempre radicata nei luoghi d’origine.
Il film diventa così anche una testimonianza dell’Umbria che lavora e innova, capace di dialogare con i grandi mercati senza perdere la propria identità.
Dopo la première al Toronto International Film Festival, l’anteprima romana del 4 dicembre ha rappresentato il vero battesimo italiano dell’opera. L’uscita nelle sale, limitata a tre giorni, conferma la volontà di proporre il documentario come evento culturale, più che come semplice prodotto cinematografico.
Il debutto internazionale è previsto nel corso del 2026, segno di un interesse che va oltre i confini nazionali. “Brunello, il visionario garbato” si propone così come un racconto universale: la storia di un uomo che ha saputo trasformare un’ispirazione contadina in un modello imprenditoriale globale, senza mai rinunciare alla gentilezza come cifra distintiva.

Il docufilm di Tornatore non è solo un omaggio a Brunello Cucinelli, ma una riflessione più ampia sul rapporto tra economia, etica e territorio. Un’opera che si rivolge agli imprenditori, ai lavoratori, agli studenti e a chiunque creda che sviluppo e umanità non siano concetti incompatibili.
Un film che non racconta solo un successo, ma un modo diverso di pensare il futuro