Tutti temevano di dover fare notte fonda con l'approvazione del bilancio di previsione 2026-28, dopo le 6 ore di maratona sul DUP in consiglio comunale di Terni. Invece per approvare il documento finanziario di previsione di Palazzo Spada sono bastate circa 2 ore, complice anche la totale assenza di emendamenti.
Già, perché a far esultare l'amministrazione di Stefano Bandecchi e il sindaco in prima persona, sono stati gli errori di compilazione delle proposte di modifica da parte di Fratelli d'Italia, PD e Gruppo Misto, che non hanno passato (neppure in un caso) le forche caudine del visto di regolarità tecnica e contabile dei dirigenti preposti (la ragioneria e la segreteria comunale). Un piccolo autogol, in qualche caso generato dalla mancata indicazione dell'annualità di riferimento degli emendamenti, in altri da errori materiali, in altri ancora da vizi di natura tecnico-contabile, che hanno fatto gongolare il primo cittadino. Proprio Bandecchi è stato impegnato in un piccolo duello sul filo dell'ironia col capogruppo del PD Pierluigi Spinelli, col primo a maramaldeggiare sugli errori degli avversari: "I cittadini devono sapere che chi ci accusa di amministrare male la città non è neppure capace di presentare emendamenti al bilancio e non riesce a mettere in campo proposte alternative". E il secondo a replicare che "visto che il sindaco Bandecchi è così bravo e noi dell'opposizione tutti somari, non riusciamo a spiegarci come mai sia a Terni a fare il primo cittadino e non riesca a sfondare a livello nazionale".
Insomma, battute sul filo dell'ironia per una sfida politica che però si conclude a tutto vantaggiod ella maggioranza, che ha approvato la manovra proposta dall'assessore Bordoni con 19 voti a favore e 11 contrari.
In aula l’assessora al Bilancio Michela Bordoni ha ricordato che il Comune è formalmente uscito dal dissesto, ma resta gravato da vincoli stringenti, a partire da un disavanzo presunto da recuperare di circa 7 milioni e da un debito rilevante legato al Fondo anticipazione di liquidità. Nel corso del dibattito è stato quantificato in 6,39 milioni di euro il disavanzo tecnico risultante dal risultato di amministrazione 2025, che la manovra punta a riassorbire nel triennio.
Per Michela Bordoni “questo bilancio non è un atto neutro, è un atto politico, pieno pieno e come tale va letto, discusso e giudicato per il terzo anno consecutivo”. Il Consiglio è stato chiamato ad approvare il bilancio di previsione entro il 31 dicembre “nel pieno rispetto delle regole contabili e dei vincoli di finanza pubblica”, ma per l’assessora il punto centrale “non è il rispetto delle scadenze, è il cambio di paradigma che questo bilancio, come i precedenti, rappresenta per la città di Terni”.
“Terni è uscita, ma non è un Comune libero da vincoli” ha ricordato, indicando oltre alle cifre già citate anche un’inflazione “superiore al 10,17% negli ultimi anni”, aumenti strutturali della spesa corrente, del personale, dei contratti dei servizi essenziali e nuovi costi di gestione connessi al Pnrr.

In questo contesto, “sarebbe stato facile fare un bilancio difensivo, rinunciatario oppure puramente ragionieristico”, mentre la giunta ha scelto “un bilancio responsabile ma non immobile, che tiene insieme equilibrio, servizi e prospettiva”. Con “un disavanzo di 7 milioni da recuperare”, ha spiegato, la richiesta “sia da destra che da sinistra, di abbassare le tasse già nel 2026” avrebbe significato “avere meno entrate e dover coprire una perdita, quindi inevitabilmente toccare i servizi”. Da qui la rivendicazione del “fondo politico vero, l’accantonamento sindaco per lo sviluppo di Terni”, “non un fondo discrezionale ma uno strumento di governo”, costruito con revisione interna della spesa e responsabilizzazione delle direzioni, che nel triennio 2026-2028 vale oltre 2,8 milioni di euro destinati “esclusivamente a interventi strategici di sviluppo, non a spesa improduttiva”.
Bordoni ha chiarito che “migliorare la riscossione non significa aumentare le tasse”, ma “rendere più equo il sistema, ridurre l’area dell’evasione, liberare risorse senza gravare su chi già paga”, anche grazie alla gara sui residui attivi affidata a GestiRE e al lavoro “codice fiscale per codice fiscale” con Agenzia delle Entrate-Riscossione, “presupposto indispensabile per qualsiasi futura riduzione fiscale”.
Sul codice della strada ha ribadito che “ogni euro incassato è vincolato per legge alla sicurezza stradale” e che gli investimenti su strade e mezzi sono stati finanziati “senza contrarre nuovi mutui”, usando risorse già pagate dai cittadini. “Questo bilancio non ricorre a nuovo indebitamento, accantona in modo prudenziale, non genera debiti fuori bilancio e non arretra sui servizi: la vera differenza è nel metodo, dal bilancio come somma di capitoli al bilancio come strumento di governo”, ha concluso
Nel mirino della maggioranza - oltre alle rigidità imposte dal governo - ci sono anche le scelte della Regione Umbria, accusata di concentrare risorse su Perugia e di aver scelto di aumentare le imposte regionali, mentre Terni - è la posizione politica rivendicata - punta a non gravare ulteriormente sui cittadini e a non usare “un euro in più” di tasse comunali per coprire spese di competenza regionale.