Due medaglie rinascimentali di straordinaria importanza artistica e simbolica sono entrate a far parte della collezione del Museo “Claudio Faina” di Orvieto. Si tratta di due rare medaglie commemorative dedicate al Pozzo di San Patrizio, realizzate nel 1534 e attribuite con certezza al celebre Benvenuto Cellini, su commissione diretta di Papa Clemente VII.
Le due opere, recentemente donate alla Fondazione da Luciano Cencioni, rappresentano un’autentica riscoperta del patrimonio italiano del Cinquecento. Ora esposte al pianterreno del museo, nella sezione civica dedicata alla vita pubblica e religiosa della città, si configurano come testimonianze uniche di arte coniaria rinascimentale, ma anche come segni tangibili del legame profondo tra Orvieto, il papato e l’ingegno italiano.
Benvenuto Cellini (1500–1571) non è stato soltanto un maestro dell’oreficeria, ma uno dei più grandi artisti del Rinascimento italiano. Fiorentino di nascita, al servizio di papi, re e principi, è autore di celebri opere scultoree – come il Perseo con la testa di Medusa custodito al Museo del Bargello – e di raffinati oggetti in metallo, tra cui vasi, coppe, placche e medaglie.
“Feci una bella medaglia in argento per Papa Clemente, con da un lato il suo ritratto, e dall’altro Mosè che fa uscire l’acqua dalla roccia”, scrive Cellini nella sua celebre autobiografia, la Vita, confermando la paternità di questa straordinaria opera d’arte.
Le due medaglie orvietane sono quindi non solo capolavori di tecnica, ma anche documenti storici di un episodio preciso: la costruzione del Pozzo di San Patrizio, voluto da Clemente VII per garantire un approvvigionamento idrico sicuro alla città, nel timore di un nuovo assedio imperiale.
Le medaglie celebrano la funzione salvifica del Pozzo di San Patrizio, richiamando l’episodio biblico di Mosè che, guidato da Dio, fa scaturire acqua dalla roccia per dissetare il popolo nel deserto.
Su un lato, il ritratto di Papa Clemente VII è raffigurato con dovizia di dettagli, secondo i canoni rinascimentali del ritratto numismatico. Sul verso, la scena di Mosè – carica di dinamismo e pathos – è accompagnata dalla scritta UT BIBAT POPULUS, cioè “affinché il popolo possa bere”, un chiaro riferimento al significato teologico e strategico del pozzo.
La scelta iconografica non è casuale. L’opera fonde valori religiosi, civili e politici, trasformando l’acqua in simbolo di salvezza, la città in spazio sacro, e l’arte in veicolo di propaganda pontificia. In piena crisi dopo il Sacco di Roma del 1527, Clemente VII volle fare di Orvieto una cittadella fortificata e autosufficiente, e Cellini fu chiamato a celebrare quell’impresa.
L’arrivo delle medaglie al Museo Faina si deve alla generosità di Luciano Cencioni, profondo conoscitore del territorio e collezionista sensibile alla valorizzazione del patrimonio locale.
“Queste medaglie sono un ponte tra l’arte e la memoria, tra il genio italiano e la storia di Orvieto”, ha dichiarato il donatore, spiegando il gesto come un atto d’amore verso la città e verso la cultura.
Il Museo Claudio Faina, tra i più importanti della regione, custodisce una straordinaria collezione archeologica e civica, e l’ingresso delle due medaglie nella sezione dedicata alla vita pubblica e religiosa rafforza ulteriormente il legame tra il museo e la storia sociale di Orvieto.
Il Pozzo di San Patrizio, realizzato tra il 1527 e il 1537 dall’architetto fiorentino Antonio da Sangallo il Giovane, è uno dei monumenti più iconici della città. Profondo 62 metri, dotato di una doppia scala elicoidale, fu costruito per volere diretto di Papa Clemente VII, rifugiatosi a Orvieto dopo il Sacco di Roma.
L’intento era chiaro: garantire una fonte d’acqua sicura anche in caso di lungo assedio. Ma il significato del pozzo travalicò presto il piano funzionale, assumendo una forte valenza simbolica e religiosa. Non a caso, venne chiamato “di San Patrizio”, evocando la tradizione medievale del “Purgatorio di San Patrizio” in Irlanda, una cavità sotterranea dove si affrontavano prove spirituali prima della salvezza.
Le medaglie di Cellini riprendono proprio questa narrazione salvifica. L’acqua che Mosè fa scaturire è la stessa che disseta la città e la rende libera. L’opera d’arte si fa così narrazione politica, allegoria biblica e manifesto di resistenza.
Oggi le due medaglie sono esposte al pianterreno del Museo Faina, nella sezione civica, un ambiente che raccoglie documenti, statue e reperti legati alla vita istituzionale, religiosa e politica di Orvieto.
Accanto alle nuove acquisizioni è possibile ammirare due statue di Bonifacio VIII, realizzate nel 1297 per volere del Comune, collocate in origine presso Porta Maggiore e Porta Postierla per accogliere il pontefice in visita. Un ulteriore segno del legame storico tra la città e il papato.
L’allestimento museale consente un dialogo tra le epoche, mettendo in relazione la classicità, il medioevo e il Rinascimento, in una narrazione fluida della storia orvietana e delle sue stratificazioni di potere, arte e fede.
L’arrivo delle medaglie di Cellini rappresenta anche un invito a riscoprire Orvieto, una città che continua a custodire con sobria eleganza uno dei patrimoni più ricchi del Centro Italia.
“È un’occasione preziosa per tornare a frequentare i nostri musei, per avvicinarsi all’arte rinascimentale e per riflettere sul significato profondo di monumenti come il Pozzo di San Patrizio”, ha sottolineato il direttore della Fondazione Faina.
Orvieto è un crocevia culturale, dove convivono l’etrusco e il gotico, l’acqua e la pietra, la memoria e l’innovazione. E Benvenuto Cellini, con il suo gesto artistico e simbolico, torna oggi a far risuonare in questo contesto un’idea di bellezza eterna e civile.
Le due medaglie donate al Museo Faina non sono semplici oggetti da esporre. Sono frammenti di un racconto più ampio: quello dell’Italia che sa custodire il passato per costruire il futuro.
Il nome di Benvenuto Cellini, inciso nel metallo come nella storia dell’arte, continua a parlarci attraverso un piccolo capolavoro rinascimentale. Una voce che attraversa i secoli e trova nuova eco tra le mura di Orvieto, città sospesa tra cielo e terra, cultura e spiritualità.
Come Mosè nella scena scolpita da Cellini, anche noi oggi siamo chiamati a far sgorgare l’acqua viva della memoria, affinché il popolo possa bere bellezza, conoscenza e consapevolezza.