Il riconoscimento della Palestina e il sostegno alla comunità palestinese in Umbria tornano a infiammare le aule istituzionali. Un incontro tra politici locali e studenti palestinesi ha acceso i riflettori su una questione che da decenni attraversa la storia umbra, tra ideali di pace e tensioni internazionali. Tra strette di mano e dichiarazioni altisonanti, si aprono spiragli per iniziative che promettono di incidere davvero sul territorio.
L'Umbria, con Assisi al centro, è stata ricordata da pochissimo anche durante il Festival di Sanremo come punto focale per una pace che sembra che non arrivi mai, mentre le morti in una terra martoriata aumentano di giorno in giorno.
L'assessore regionale alla Pace e alla Cooperazione internazionale Fabio Barcaioli, il capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra Fabrizio Ricci e i rappresentanti dell'Unione degli Studenti Palestinesi si sono seduti attorno a un tavolo per affrontare il tema del riconoscimento della Palestina, uno stato che esiste ma che ha sempre difficoltà nell'essere riconosciuto a livello internazionale visti gli attriti con lo stato di Israele, molto vicino all'Italia a livello diplomatico.
Stavolta gli studenti non cercano semplici dichiarazioni di principio, ma la ricerca di azioni reali per dare sostegno a una comunità che da tempo lotta per la propria autodeterminazione e che ha perso più di 40mila persone in 8 mesi. Il confronto ha toccato il nodo delle difficoltà quotidiane degli studenti e l'urgenza di costruire ponti di solidarietà che non restino sulla carta.
Gli esponenti dell'Unione degli Studenti Palestinesi hanno ripercorso il rapporto storico tra la loro comunità e l'Umbria, una presenza che risale agli anni '70. "La presenza della nostra comunità studentesca in Umbria risale agli anni '70 e sentiamo l'Umbria come casa nostra", hanno dichiarato. Ma oggi le cose sono molto diverse. Gli ostacoli burocratici e le restrizioni ai visti hanno reso sempre più complicato l'arrivo di nuovi studenti, erodendo quella che un tempo era una comunità vivace e radicata.
I numeri parlano chiaro, e li riporta PassaggiMagazine: all’Università per Stranieri di Perugia sono rimasti solo due studenti palestinesi iscritti, mentre nei corsi di lingua durante l’anno ne passano al massimo quindici. Allargando lo sguardo all’ateneo perugino, la presenza non è molto più consistente: poche decine. Anche l’associazione studentesca palestinese ha visto ridursi i propri iscritti, scesi a 35, un terzo rispetto a qualche anno fa.
Secondo alcune stime della comunità locale, considerando anche chi non è studente, i palestinesi a Perugia non superano il centinaio, e in tutta la provincia si fermano sotto la soglia dei duecento. Su scala nazionale, la comunità palestinese conta tra le 1.200 e le 1.300 persone, un dato certificato dall'Istat.
Il consigliere Ricci ha puntato il dito sulla responsabilità della Regione nel migliorare le condizioni di vita della popolazione palestinese. Ha descritto senza giri di parole lo scenario nei territori occupati, dove la tensione continua a montare e il rischio di un incendio geopolitico si allarga ben oltre i confini. "Questo è ancora più necessario", ha affermato Ricci, le dichiarazioni di Donald Trump, che tra un proclama e l’altro ha parlato di deportazioni di massa e di una Gaza trasformata in un resort balneare per turisti facoltosi.
L'assessore Barcaioli ha rilanciato l'idea di un'Umbria che torna protagonista nella cultura della pace, non solo con dichiarazioni di circostanza, ma con iniziative che lascino il segno. Ha rievocato il gemellaggio tra Assisi e Betlemme e il coinvolgimento attivo della presidente Stefania Proietti, decisa a dare nuova linfa a questi legami storici. "Dopo dieci anni di assenza vogliamo ricostruire un assessorato alla Pace con azioni concrete, come l’accoglienza e la cura dei bambini palestinesi", ha affermato.