13 Feb, 2025 - 21:37

Atlete transgender nelle competizioni femminili: interrogazione in Europa

Atlete transgender nelle competizioni femminili: interrogazione in Europa

La questione della partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili è diventata il nuovo terreno di scontro tra politica e sport. Marco Squarta, europarlamentare di FdI-Ecr, ha deciso di portare il tema a Bruxelles con un’interrogazione alla Commissione europea. L’intento è fare luce su un panorama regolatorio che cambia da federazione a federazione, lasciando in sospeso il nodo della competitività e dell’equità.

Regole sportive e confusione normativa

Un mosaico di regolamenti che cambiano da federazione a federazione, senza un principio comune. La partecipazione delle atlete transgender nelle competizioni femminili segue criteri diversi a seconda dello sport e del paese, alimentando tensioni e polemiche.

"È fondamentale capire se la Commissione ritiene le diverse regole attualmente in vigore tra le federazioni europee capaci di garantire condizioni di equità alle atlete donne", afferma Squarta, che chiede di fare chiarezza su un sistema che rischia di trasformare le competizioni in una giungla normativa.

Il modello statunitense nel mirino

Negli Stati Uniti le federazioni sportive hanno già messo nero su bianco regolamenti che disciplinano la presenza delle atlete transgender nelle competizioni femminili, ma non senza conseguenze. Alcune decisioni hanno scatenato polemiche, tra chi le ritiene un passo necessario e chi parla di una minaccia all’integrità dello sport femminile.

Squarta spinge per un’analisi approfondita di queste politiche, cercando di capire se l’Europa potrebbe seguire lo stesso percorso o imboccare un’altra strada. Il tema è delicato, con implicazioni che vanno ben oltre il campo di gara.

"Desidero sapere se, a giudizio della Commissione, sia opportuno prendere in esame le misure adottate negli Stati Uniti e valutare l'impatto della partecipazione delle atlete transgender sulle competizioni femminili, al fine di stimolare un dibattito approfondito e informato", aggiunge Squarta.

Differenze fisiche e competizioni

Squarta non usa giri di parole e affronta il nodo più spinoso della vicenda: l’impatto della fisicità sulle gare femminili. "Io personalmente concordo pienamente con la linea trumpiana - afferma l'europarlamentare di FdI - e mi piacerebbe che anche in Europa si inizi con il dire in modo chiaro e inequivocabile che non si possono accettare esiti sportivi viziati da una differente fisicità che penalizza le atlete donne".

Il parlamentare insiste sul fatto che la questione non può essere ridotta a una semplice disputa regolamentare, ma riguarda il senso stesso delle competizioni femminili. Secondo lui, non riconoscere le differenze fisiche significherebbe falsare il principio del merito sportivo. Il rischio, a suo dire, è che le atlete cisgender si trovino costantemente a competere in condizioni di svantaggio strutturale, trasformando il concetto di equità in un guscio vuoto.

Politica e sport si scontrano sul ring

Il dibattito sulla partecipazione delle atlete transgender non si limita ai campi di gara, ma infiamma anche le stanze del potere e il giudizio dell’opinione pubblica. Chi tira la giacca alla scienza, chi brandisce il principio di inclusione come un’arma e chi, come Squarta, chiede di fissare delle regole chiare per evitare di trasformare lo sport in una continua polemica.

"Non è mia intenzione - conclude Squarta - proporre discriminazioni, ma porre domande per comprendere se esistano, o debbano esistere, parametri comuni in grado di tutelare chi da sempre si allena e gareggia in categorie femminili".

Nel frattempo, tra tavoli politici e dichiarazioni incendiarie, il tema continua a crescere di intensità, trasformandosi in uno dei nervi scoperti del panorama sportivo europeo.

L'Europa e il rebus normativo

Il mondo dello sport in Europa è un puzzle di regole in continua evoluzione, con federazioni che procedono in ordine sparso e senza una regia comune. La questione delle atlete transgender è diventata un campo minato tra chi sostiene il diritto all’inclusione e chi chiede garanzie sulla competitività.

Le differenze fisiche tra atlete cisgender e transgender restano al centro del dibattito. Alcune federazioni fissano limiti ormonali, altre adottano un approccio più flessibile. Il risultato? Una giostra di norme che, anziché risolvere il problema, finisce per acuire divisioni e tensioni.

 

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Francesca Secci
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