10 Jul, 2025 - 12:40

AST Arvedi cresce a 2,4 miliardi di ricavi: migliora il margine operativo, ma il caro energia frena i risultati

AST Arvedi cresce a 2,4 miliardi di ricavi: migliora il margine operativo, ma il caro energia frena i risultati

Numeri in miglioramento, ma ombre strutturali ancora presenti. AST Arvedi, tra i principali produttori europei di acciaio inox, ha chiuso il 2024 con ricavi pari a 2,4 miliardi di euro e un margine operativo lordo (EBITDA) di 103 milioni, entrambi in crescita rispetto all’anno precedente. Un risultato che conferma i progressi dall’ingresso nel perimetro del Gruppo Arvedi, ma che si scontra con un elemento di freno strutturale: “L’elevato costo dell’energia ha pesantemente influito sui risultati economici”, si legge nella nota di accompagnamento al bilancio.

Il dato sull’utile netto non è stato comunicato, elemento che alimenta interrogativi sull’impatto che gli investimenti (con i relativi ammortamenti), le svalutazioni e le tasse hanno sulla capacità dello stabilimento di generare risultati positivi. La società ribadisce però il proprio impegno a proseguire il piano di investimenti industriali e ambientali, sostenuto anche dall'Accordo di programma, con l’obiettivo di rafforzare la struttura produttiva, qualificare il mix e avanzare nel percorso di decarbonizzazione. In ogni caso sui risultati in positivo impatta anche la decisione, assunta a più riprese, di fermare acciaieria e linea a caldo per favorire l'approvvigionamento di materia prima in Asia. 

I numeri del Gruppo Arvedi: 5,7 miliardi di ricavi e utile in calo, tra dumping asiatico e crisi energetica

Se i dati di Terni confermano una traiettoria di resilizienza industriale, il quadro complessivo per il Gruppo Arvedi nel 2024 si presenta più articolato. Il bilancio consolidato registra ricavi per 5,7 miliardi di euro, in calo rispetto ai 6 miliardi dell’anno precedente, e un utile netto di 92 milioni, quasi dimezzato rispetto ai 235 milioni del 2023.

Il gruppo sottolinea come il 2024 sia stato segnato da una domanda debole nel settore siderurgico europeo, in particolare nel comparto automotive, e da una pressione crescente delle importazioni asiatiche a prezzi fortemente competitivi. A pesare in modo decisivo, ancora una volta, è il differenziale energetico: “Il comparto nazionale evidenzia una perdita di competitività rilevante, dovuta a costi di elettricità e gas sensibilmente superiori rispetto a quelli dei principali competitor europei”, spiega Arvedi.

Anche Acciaieria Arvedi, l’altro grande pilastro industriale del gruppo, ha risentito del contesto: i ricavi si sono attestati a 2,7 miliardi di euro, in calo del 5%, mentre l’EBITDA è stato di 187 milioni, con un’incidenza pari al 7% dei ricavi. Si evidenzia un dato strutturale particolarmente critico: l’energia incide per circa il 40% sui costi di produzione.

AST investe sul futuro: mix produttivo e decarbonizzazione al centro della strategia

In questo scenario difficile, AST Arvedi si conferma un asset centrale nella strategia del gruppo, grazie al piano di investimenti mirati alla modernizzazione degli impianti e alla transizione energetica del sito. L’accordo di programma siglato con il Governo e la Regione Umbria prevede azioni per rendere il sito ternano più competitivo, ridurre l’impatto ambientale e puntare su prodotti a più alto valore aggiunto.

Tecnologie come la linea Arvedi ESP (Endless Strip Production) e lo sviluppo dell’acciaio ArvZero, a impatto carbonico neutro, rappresentano le leve principali per collocare AST in una dimensione internazionale sempre più orientata alla sostenibilità.

“Investire sul sito di Terni significa non solo rafforzare un polo strategico della siderurgia italiana - si legge nella relazione - ma contribuire attivamente agli obiettivi di transizione energetica e industriale del Paese”.

In sintesi, il 2024 consegna un’immagine di resilienza industriale per AST, pur all’interno di un contesto fortemente penalizzato dai costi energetici e da un mercato internazionale ipercompetitivo. I segnali positivi non mancano, ma il messaggio di fondo lanciato dal gruppo è chiaro: senza un’azione strutturale sul tema energia, la competitività della siderurgia italiana resta a rischio.

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Federico Zacaglioni
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