09 Oct, 2025 - 12:30

Assisi, non sopporta la convivenza con la suocera e lascia i domiciliari: 57enne trovato a dormire in auto, finisce a processo per evasione

Assisi, non sopporta la convivenza con la suocera e lascia i domiciliari: 57enne trovato a dormire in auto, finisce a processo per evasione

Un uomo di 57 anni è comparso davanti al giudice monocratico del Tribunale di Perugia, Serena Ciliberto, con l’accusa di evasione dagli arresti domiciliari. Al centro del processo una vicenda singolare: l’imputato avrebbe scelto di dormire nella propria auto, parcheggiata nel piazzale antistante il condominio dove avrebbe dovuto trovarsi, piuttosto che restare nell’appartamento condiviso con la suocera. 

Assistito dall’avvocato Giorgia Ricci, il 57enne - già noto alle forze dell’ordine per precedenti episodi di stalking - ha spiegato la propria condotta come conseguenza di un clima familiare ormai “insostenibile”, fatto di tensioni quotidiane e continui litigi che, a suo dire, rendevano impossibile la convivenza.

La Procura di Perugia, però, contesta che l’allontanamento sia avvenuto senza alcuna preventiva autorizzazione né comunicazione alle autorità competenti, configurando così una violazione piena delle prescrizioni imposte dal provvedimento cautelare. Per l’accusa, il gesto dell’uomo non può essere interpretato come una scelta di necessità, ma costituisce a tutti gli effetti una condotta di evasione, punibile secondo l’articolo 385 del codice penale.

I fatti: sorpreso a dormire in auto sotto casa

L’episodio risale al 27 settembre 2024. Quella sera, durante un controllo di routine, i Carabinieri si sono presentati all’abitazione dove l’uomo avrebbe dovuto trovarsi per scontare la misura cautelare degli arresti domiciliari. Dopo aver bussato più volte senza ricevere risposta, i militari hanno deciso di estendere la verifica nelle immediate vicinanze. Pochi minuti dopo, lo hanno rintracciato a meno di venti metri di distanza, addormentato sui sedili posteriori della propria vettura, parcheggiata nello spiazzo pubblico di fronte al condominio.

La scena si è ripetuta due giorni più tardi, nel pomeriggio del 29 settembre, quando, durante un nuovo controllo, i Carabinieri hanno nuovamente sorpreso il 57enne nella stessa auto, questa volta insieme alla compagna. Dalle prime ricostruzioni, l’uomo aveva adattato la vettura a una sorta di alloggio di fortuna, dove trascorreva le notti per sottrarsi a un clima familiare divenuto insostenibile. Una scelta che, per gli inquirenti, rappresenta però una violazione della misura restrittiva e non una semplice “trovata di necessità”.

Il movente familiare: “continui dissidi” con la suocera

Dagli atti processuali emerge che la scelta dell’uomo sarebbe stata dettata dai rapporti ormai irrimediabilmente compromessi con la padrona di casa, madre della sua attuale compagna. Dopo "continui dissidi" e un clima domestico divenuto sempre più teso, la donna avrebbe deciso di "farlo sloggiare", ponendo così fine alla già precaria convivenza. Proprio quella segnalazione alle forze dell’ordine ha dato il via ai controlli successivi, culminati con il ritrovamento del 57enne nella sua auto, parcheggiata davanti all’abitazione. Secondo la difesa, la permanenza in casa era ormai divenuta impossibile, segnata da "scontri quotidiani, tensioni costanti e un ambiente familiare ostile" che avrebbe reso inevitabile la decisione di lasciare l’appartamento, pur consapevole delle conseguenze sul piano legale.

La posizione della Procura: nessuna giustificazione per l’allontanamento

La Procura di Perugia ha ricostruito la vicenda ritenendo che l’imputato si sia allontanato dall’abitazione dove stava scontando la misura cautelare senza alcuna comunicazione né autorizzazione, impedendo così alle forze dell’ordine di effettuare i necessari controlli.

Nelle relazioni ufficiali, i Carabinieri sottolineano che l’uomo "non aveva alcuna autorizzazione a trovarsi all’esterno dell’abitazione" e che "non si trovava lì fuori per uno stato di necessità o per indispensabili esigenze di vita". Alla luce di tali elementi, la condotta viene formalmente qualificata come evasione dagli arresti domiciliari, fattispecie prevista e punita dall’articolo 385 del Codice penale, che comporta la reclusione fino a tre anni. Secondo l’accusa, dunque, la scelta di dormire in auto - pur motivata da difficoltà familiari - non può essere considerata una semplice infrazione di poco conto, ma un vero e proprio atto di sottrazione alla misura restrittiva imposta dall’autorità giudiziaria.

La difesa: “Convivenza impossibile, non una fuga”

L’avvocato Giorgia Ricci, difensore del 57enne, ha ammesso la materialità dei fatti ma contesta con fermezza la configurazione del reato di evasione. Secondo la linea difensiva, infatti, l’uomo non avrebbe avuto alcuna intenzione di sottrarsi ai controlli o di fuggire, ma avrebbe semplicemente cercato una temporanea via di fuga da un ambiente familiare divenuto invivibile. La scelta di dormire in auto, sottolinea la legale, non rappresenterebbe un atto di disobbedienza verso l’autorità giudiziaria, bensì una reazione umana e istintiva a una situazione di forte tensione domestica.

L’obiettivo della difesa è dunque quello di escludere la sussistenza del dolo specifico richiesto per configurare il reato di evasione, chiedendo al giudice di valutare la condotta alla luce delle circostanze concrete e del contesto emotivo in cui si è verificata.

Assenza di dolo o violazione volontaria?

Il procedimento, incardinato davanti al giudice monocratico, proseguirà con l’escussione dei testimoni e l’acquisizione delle relazioni dei Carabinieri, documenti ritenuti essenziali per ricostruire la dinamica degli eventi. Spetterà al Tribunale accertare se la condotta dell’imputato integri il reato di evasione oppure, come sostiene la difesa, debba essere letta come un comportamento dettato da uno stato di necessità, privo della volontà di sottrarsi alle prescrizioni della misura cautelare. Le prossime udienze saranno quindi fondamentali per valutare non solo i fatti materiali, ma anche il quadro psicologico e familiare che ha portato all’allontanamento temporaneo dall’abitazione.

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Francesco Mastrodicasa
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