ASM Terni festeggia un traguardo di rilievo, ottenendo la certificazione UNI/PdR 125:2022, che attesta l’impegno concreto dell’azienda nella promozione delle pari opportunità e della parità di genere. Una svolta che viene salutata dai vertici come segno di responsabilità e innovazione sociale, nell'amito degli impegni ESG che qualificano l'attività aziendale. Ma non mancano le polemiche: la Lega Umbria, con Simone Pillon e Valeria Alessandrini, attacca il manifesto di Penelope “Tutt divers* ma uniche e unici come me”, giudicandolo ideologico e distante dai reali problemi delle famiglie umbre.
La certificazione UNI/PdR 125:2022 rappresenta lo standard nazionale che riconosce il percorso strutturato delle organizzazioni nell’attuazione di politiche a favore dell’equità, della valorizzazione delle competenze e della costruzione di ambienti di lavoro inclusivi e rispettosi. Per ASM Terni si tratta di un risultato che consolida una strategia di lungo periodo, connessa non solo alla dimensione aziendale, ma anche al ruolo di player territoriale nello sviluppo sostenibile.
L’amministratrice delegata, Tiziana Buonfiglio, ha sottolineato: “L’ottenimento della certificazione per la parità di genere è il frutto di un percorso iniziato con i workshop ‘Il potere di Penelope’ e ‘Penelope Execution’, culminato con la realizzazione del Manifesto ‘Tutt divers* ma uniche e unici come me’. È un riconoscimento che ci rende orgogliosi e che riflette i valori fondanti della nostra azienda. Crediamo che un ambiente di lavoro equo contribuisca al benessere collettivo e alla crescita sostenibile”*.
Concetti ribaditi anche dal presidente, Gabriele Ghione, nominato dal Comune di Terni, che ha parlato di parità non solo come principio etico, ma come leva strategica per l’innovazione e la competitività: “Vogliamo che ogni persona si senta valorizzata e rispettata, esprimendo al meglio le proprie potenzialità”.
Per ASM, dunque, la certificazione non è un punto d’arrivo, ma un tassello di un percorso che guarda agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, con la volontà di consolidare un modello di governance inclusivo e sostenibile.
La celebrazione del risultato è stata accompagnata da un’immediata contestazione politica. La Lega Umbria, per voce di Simone Pillon, responsabile delle Politiche per la famiglia, e di Valeria Alessandrini, vicesegretaria vicaria, ha duramente criticato il manifesto adottato da ASM.
“Ancora una volta l’ideologia prevale sulla realtà: si usano asterischi, si impongono bandiere arcobaleno per sostenere battaglie ideologiche quando i problemi dei ternani sono ben altri”, hanno dichiarato, accusando l’azienda di spostare risorse pubbliche su iniziative considerate di scarsa utilità.
Per i rappresentanti del Carroccio, il nodo centrale non è la parità di genere in sé, ma i mezzi scelti per rappresentarla. “La famiglia umbra è in difficoltà, abbiamo un tasso di natalità molto basso e occorre sostenere le giovani coppie. Invece c’è chi pensa di combattere le disparità con asterischi e schwa. Esprimiamo disappunto per questo modo di fare ideologico e per l’impiego di risorse pubbliche, che vogliamo verificare nei dettagli”.
I due esponenti hanno collegato la questione a temi di più ampio respiro: “Diciamo un grande ‘no’ a quelle ideologie che aprono la strada a derive sociali dannose, come bambini accompagnati alla transizione di genere, farmaci somministrati in tenera età, fino all’utero in affitto. Bisogna invece costruire una città a misura di famiglia”.
La vicenda mette in luce una frattura evidente tra il linguaggio scelto dalle aziende per raccontare i propri impegni in tema di inclusione e le reazioni politiche che ne derivano. Da un lato, ASM Terni rivendica un percorso di responsabilità sociale, connesso a standard certificati e riconosciuti a livello nazionale. Dall’altro, la Lega legge nel manifesto un segnale ideologico, che sposta l’attenzione dalle priorità sociali ed economiche del territorio.
Il caso dimostra come la parità di genere resti terreno di confronto, non solo sul piano delle politiche concrete, ma anche sul piano simbolico e comunicativo. L’uso di espressioni inclusive e di linguaggi alternativi come l’asterisco o lo schwa continua infatti a dividere, diventando spesso punto di scontro politico.
Al netto delle polemiche, la certificazione conseguita da ASM rappresenta un riconoscimento ufficiale della volontà di costruire un ambiente di lavoro equo e inclusivo. Il dibattito che ne è scaturito, invece, segnala la necessità di un confronto aperto tra istituzioni, aziende e società civile, capace di distinguere i simboli dai risultati concreti e le strategie di lungo periodo dalle battaglie ideologiche contingenti.