A Gubbio gli ascensori pubblici — quelli di via Baldassini e via XX Settembre, fondamentali per collegare le parti alte e basse della città — restano ancora al centro di una vicenda amministrativa e gestionale che si trascina da anni senza soluzione chiara.
Dal 1° novembre 2025, la gestione è formalmente passata alla cooperativa sociale “Sopra il Muro”, già impegnata nei servizi di manutenzione del verde e dei cimiteri comunali. Tuttavia, a distanza di giorni, la transizione non è affatto completa.
La cooperativa ha assunto a tempo determinato due operatori già impiegati nella gestione precedente con partita IVA, ma resta in servizio anche una dipendente della Gubbio Cultura e Multiservizi Srl, regolarmente assunta a tempo indeterminato per sentenza del tribunale del lavoro. La donna continua a presentarsi al suo posto, poiché non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale che modifichi la sua posizione contrattuale.
L’aspetto più paradossale è che, di fatto, la gestione degli ascensori oggi è divisa in due: da un lato la cooperativa “Sopra il Muro”, che opera in virtù di un affidamento diretto deciso dalla Giunta Fiorucci; dall’altro la Gubbio Cultura e Multiservizi, che mantiene ancora una dipendente in servizio sullo stesso impianto.
Nessun atto formale chiarisce se la società partecipata debba continuare a gestire parte del servizio o se la dipendente sia in aspettativa, in comando o in sospensione.
La donna, a sua volta, aveva ricevuto in passato una proposta di assunzione a tempo determinato proprio dalla cooperativa “Sopra il Muro”, ma l’ha rifiutata legittimamente: il suo contratto attuale con la Multiservizi è a tempo indeterminato, frutto di una sentenza definitiva.

L’affidamento alla cooperativa è avvenuto senza gara pubblica, con la formula della “procedura diretta”, sebbene non sussistesse — secondo osservatori locali — il carattere d’urgenza che avrebbe potuto giustificarla. Riteniamo tuttavia che l'alternativa di interrompere un servizio pubblico essenziale giustifiche il carattere di urgenza.
A complicare il quadro, la tariffa corrisposta alla cooperativa risulterebbe più alta rispetto a quella precedentemente riconosciuta alla Gubbio Cultura e Multiservizi, che già impiegava due lavoratori con partita IVA.
Un passaggio, quello del 27 ottobre, che appare gestito in modo frettoloso: i due operatori sono stati licenziati con preavviso di 60 giorni e riassunti immediatamente dalla cooperativa come dipendenti a tempo determinato, mentre la dipendente a tempo indeterminato non ha ricevuto alcuna comunicazione.
Dietro l’apparente caos operativo, emerge il problema più ampio della Gubbio Cultura e Multiservizi Srl, società partecipata del Comune di Gubbio.
L’amministratore unico Paolo Rocchi, nominato dall’ex sindaco Filippo Mario Stirati, appare oggi in una situazione incerta: la nuova amministrazione Fiorucci, insediata da oltre quindici mesi, non ha ancora definito una linea strategica sul futuro della partecipata.
Il risultato è un immobilismo che pesa sia sui lavoratori sia sui servizi pubblici, in attesa di capire se la società verrà mantenuta, smembrata o assorbita da altri soggetti.
La vicenda degli ascensori non è nuova. Da anni, tra ispezioni e segnalazioni, l’Ispettorato del Lavoro di Perugia ha messo in evidenza anomale condizioni contrattuali del personale, trattato come dipendente pur operando con partita IVA.
L’ex consigliere comunale Filippo Farneti, che da oppositore aveva denunciato la questione, una volta divenuto assessore nella Giunta Fiorucci in quota “Gubbio Civica” non ha risolto nulla, lasciando che la situazione degenerasse fino all’attuale paradosso: tre persone per lo stesso servizio, ma con datori di lavoro differenti.
Oggi, sulla vicenda, regna per ora un silenzio generale, mentre cresce il timore che l’INPS o la magistratura del lavoro possano intervenire con multe o risarcimenti, dato che l’organizzazione del personale appare ancora priva di fondamento legale chiaro.
Non è chiaro chi abbia la competenza per mettere ordine: la Giunta comunale, la Multiservizi, la cooperativa, o forse un organo terzo come la magistratura contabile.
Intanto, ogni mattina, la dipendente della Gubbio Cultura continua a presentarsi al lavoro, tra i due ascensori che dividono la città vecchia da quella nuova.
Lavora, firma il registro, accoglie i turisti.
Ma nessuno — né in Comune né nella cooperativa — sembra sapere se lo stia facendo per diritto o per abitudine.
La storia infinita degli ascensori pubblici di Gubbio somiglia ormai a una metafora: impianti che dovrebbero elevare la città, ma che restano bloccati tra due piani di competenze e di responsabilità.
Un simbolo eloquente del rischio più grande per Gubbio: restare sospesa, come i suoi ascensori.