20 Dec, 2025 - 07:30

Arvedi AST, prima bramma dal nuovo forno a tempo di record, in finanziaria fondi per 105 milioni nel triennio per la transizione verde

Arvedi AST, prima bramma dal nuovo forno a tempo di record, in finanziaria fondi per 105 milioni nel triennio per la transizione verde

Un bagliore arancione che segna una nuova era. È uscita, in anticipo sul programma, dal nuovo forno di riscaldo bramme dello stabilimento Arvedi AST di Terni. Quella prima bramma, nella giornata di ieri, 18 dicembre 2025, non è solo un prodotto siderurgico: è il simbolo tangibile del più imponente investimento nell'impianto umbro degli ultimi trent'anni e della corsa alla decarbonizzazione. Una corsa che, quasi in contemporanea, ha ricevuto il decisivo segnale politico-finanziario da Roma: il via libera in Commissione Bilancio al Senato al primo stanziamento triennale di fondi pubblici, 105 milioni complessivi, per il rilancio green del polo.

Il nuovo forno, cuore tecnologico del processo a valle della colata continua, non è un semplice aggiornamento. Progettato e realizzato in sinergia con i tecnici di Tenova e con il team interno del Treno a Caldo e dell'ente Nuovi Impianti, rappresenta un salto quantico. È costruito con le tecnologie più avanzate per comprimere i consumi di metano e ridurre l'impronta di CO₂, garantendo al contempo standard qualitativi superiori per il prodotto finale. Un investimento che guarda alla competitività di mercato attraverso la sostenibilità.

Questo ulteriore grande passo”, si legge in una nota dell'azienda, “conferma gli impegni del Cav. Giovanni Arvedi per il rilancio del sito siderurgico ternano, orientato al rafforzamento della competitività e allo sviluppo sostenibile dei processi produttivi”. Le parole racchiudono la filosofia di un piano industriale da 557 milioni di euro da realizzare entro il 2028, a cui potrebbe far seguito una seconda fase da ulteriori 573 milioni.

In arrivo in tre tranche da 35 milioni il sostegno pubblico all'Accordo di programma

Mentre in fabbrica si monitorava l'avvio del forno, a Palazzo Madama si compiva un passaggio atteso. Un emendamento alla Legge di Bilancio, approvato in Commissione al Senato, ha tradotto in cifre concrete gli impegni presi lo scorso giugno con la firma dell'Accordo di programma tra Arvedi AST e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, allora guidato da Adolfo Urso.

La misura stanzia 35 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2026 al 2028, per un totale di 105 milioni. Una novità significativa riguarda la forma del contributo: non si tratterà di credito d'imposta, ma di un contributo diretto a fondo perduto, quindi una risorsa immediatamente disponibile per gli investimenti. Fonti del Mimit hanno espresso “piena soddisfazione” per l'emendamento della maggioranza di governo, definendolo “un tassello fondamentale per il rilancio del polo siderurgico di Terni”.

La doppia sfida: innovazione di processo e transizione energetica

Il significato di queste due notizie, che arrivano a poche ore di distanza, è profondo e delinea una strategia a due binari. Da un lato, l'innovazione tecnologica di processo, finanziata con capitali privati, che punta a rendere l'esistente più efficiente, meno energivoro e più qualitativo. Il nuovo forno di riscaldo bramme risponde esattamente a questa esigenza, agendo su una fase cruciale della produzione.

Dall'altro, la transizione verde vera e propria, il cui percorso, più costoso e di più lungo periodo, necessita del sostegno pubblico per essere sostenibile per l'azienda. I 105 milioni sono esplicitamente destinati, come precisa il testo, al sostegno della “decarbonizzazione del settore siderurgico”. Si tratta della prima, consistente iniezione di risorse per avviare quella riconversione energetica che dovrà portare, nel tempo, a sostituire il gas naturale con idrogeno verde o altre fonti a basse emissioni.

Per la città di Terni e il suo storico distretto siderurgico, è un momento di speranza concreta. L'accelerazione sull'investimento privato e l'arrivo dei primi fondi pubblici scongiurano l'immobilismo e proiettano lo stabilimento in una dimensione futura. La prima bramma del nuovo forno è, in questo senso, più di un semilavorato: è la prima pietra di un cantiere industriale che punta a tenere insieme produzione, occupazione e sostenibilità ambientale. La strada è tracciata, ma la vigilanza sui tempi e sull'effettivo utilizzo delle risorse resterà alta, in un settore dove le sfide del mercato globale si sommano a quelle, non meno ardue, della rivoluzione green.

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Federico Zacaglioni
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