La minaccia notturna nel cuore della città, i mobili distrutti in un appartamento, la costrizione a prelevare soldi al bancomat. Fino al tentativo di sfondare un portone blindato. Una spirale di violenza e ricatto, che ha il suo epicentro a Perugia, ha portato all’arresto, avvenuto a Pesaro, e alla custodia cautelare in carcere di un ventunenne già noto alle autorità. Lorenzo (il nome è di fantasia, poiché l’indagato non è stato identificato dalle autorità nei comunicati ufficiali per ragioni di privacy, ndr) è accusato di estorsione aggravata, violenza privata e danneggiamento continuato ai danni del compagno della madre. A ordinare la misura, il Gip del Tribunale di Perugia, su richiesta della Procura diretta da Raffaele Cantone, che ha riconosciuto “gravi indizi di colpevolezza” e una “significativa pericolosità sociale”.

L’indagato era già gravato da un divieto di avvicinamento alla madre e alla fidanzata, emesso in un precedente procedimento. Un fatto che, anziché rappresentare un monito, sembra essere stato il preludio a un’escalation ancora più grave, come ricostruito dai Carabinieri della Stazione di Perugia‑Fortebraccio e dalla Sezione Operativa della Compagnia di Perugia.
Tutto ha inizio nelle scorse settimane, quando, in piena notte, il giovane si presenta all’abitazione del compagno della madre, in un quartiere di Perugia, in evidente stato di alterazione. La scena che segue è di quelle che lasciano il segno. L’uomo viene aggredito e minacciato, mentre l’appartamento subisce il primo assalto: arredi e suppellettili vengono danneggiati in un clima di pura intimidazione.
Ma per la vittima è solo l’inizio. La violenza privata assume i contorni della rapina. Secondo l’accusa, il ventunenne avrebbe infatti costretto l’uomo a recarsi a uno sportello bancomat per prelevare e consegnargli 300 euro. Un ricatto messo in atto, spiegano gli investigatori, attraverso la minaccia fisica e una pressione psicologica insopportabile. Una richiesta estorta a tu per tu, per le strade della città.
I giorni seguenti non portano tregua. Al contrario, la persecuzione si intensifica. Il giovane torna più volte sotto casa della vittima, reiterando condotte aggressive e minacciose nello stesso contesto urbano. L’obiettivo è sempre lo stesso: farsi aprire, entrare, imporre la sua presenza.
L’apice si raggiunge quando l’indagato, nell’ultimo disperato tentativo di forzare l’ingresso, danneggia il portone blindato dell’abitazione. Un gesto che sigilla, agli occhi della Procura, un quadro di pressione continuativa e crescente, tutto giocato dentro il perimetro di Perugia. Non più un episodio isolato, ma una campagna di intimidazione protratta nel tempo, con un livello di violenza in costante ascesa. Proprio questa reiterazione nel cuore della vita cittadina è risultata decisiva per i magistrati, che vi hanno letto la conferma di una pericolosità concreta e immediata per la comunità.
Il quadro personale dell’indagato ha giocato un ruolo cruciale nell’adozione della misura più severa. Il divieto di avvicinamento già in essere verso la madre e la fidanzata dimostrava, secondo il Gip, un mancato rispetto delle prescrizioni e una preoccupante incapacità di autocontrollo. Aver commesso i nuovi reati a Perugia nonostante quella misura è stato interpretato come un chiaro indice di rischio di recidiva.
Le indagini dei Carabinieri di Fortebraccio, supportate da filmati di videosorveglianza cittadina e testimonianze raccolte con rapidità, hanno permesso alla Procura di Perugia di costruire un caso solido. La richiesta di custodia cautelare in carcere è stata così accolta integralmente. L’arresto, eseguito in collaborazione con le forze dell’ordine di Pesaro dove l’uomo si era spostato, conferma il carattere interprovinciale delle indagini, partite e coordinate però dall’autorità giudiziaria umbra.
Nel comunicato, la Procura sottolinea l’importanza di una risposta giudiziaria tempestiva in casi di violenza fisica e minacce gravi, soprattutto in ambiti para‑familiari dove le tensioni possono degenerare rapidamente. Un intervento che, in questo caso, ha voluto essere prima di tutto una tutela immediata per la vittima perugina, interrompendo sul nascere il ciclo delle violenze. Un esempio, fanno sapere da Palazzo di Giustizia a Perugia, di come l’attività coordinata tra magistratura e forze dell’ordine sul territorio umbro possa fornire una risposta efficace a chi pensa di poter agire impunemente nel clima apparentemente privato di una crisi familiare.