17 Oct, 2025 - 09:30

Aree interne, contro lo spopolamento una nuova strategia dalla Regione Umbria

Aree interne, contro lo spopolamento una nuova strategia dalla Regione Umbria

L'Umbria sta affrontando grandi sfide demografiche. Con una popolazione che decresce costantemente da almeno dieci anni, il fenomeno dello spopolamento preoccupa. Se nelle città ancora si resiste, i piccoli centri e le zone periferiche rischiano invece di scomparire. Un problema sul quale dalla Regione sono pronti ad intervenire con nuove strategie dedicate alle aree interne.

Se ne è parlato in questi giorni a Bruxelles dove la presidente Stefania Proietti e alcuni assessori regionali hanno preso parte alla 'European Week of Regions and Cities' (la Settimana delle Regioni e delle Città). In un panel internazionale - 'We Say We Stay!' - dedicato a rendere più attrattive e vivibili le aree rurali e i piccoli centri europei, la governatrice umbra ha delineato interventi e politiche illustrando la programmazione 2021–2027 dedicata alle cinque aree interne umbre.

Proietti: "Contro lo spopolamento servono politiche su misura"

"Per contrastare lo spopolamento - ha asserito la presidente Proietti -, la sfida delle sfide per l’Umbria, non esiste una ricetta unica: servono politiche sartoriali, cucite su misura per ogni territorio". Presente anche l’assessora Simona Meloni, con deleghe ad aree interne, agricoltura, parchi e promozione turistica, che ha ribadito la necessità di adottare "leve decisive per sostenere i borghi e creare opportunità soprattutto per i giovani".

L'esempio del Sud-Est Orvietano

In Umbria nelle cinque aree interne rientra la maggior parte dei Comuni: 60 su 92 totali. Sul piatto per il settennio in corso c'è una dotazione di 61 milioni di euro per servizi essenziali e sviluppo locale.

Nei precedenti sette anni di programmazione (2014-2020) ottimi risultati, ha ricordato Proietti, sono arrivati dall'area del Sud-Est Orvietano, dove la Regione ha avviato azioni di welfare culturale e servizi educativi diffusi finanziati dal fondo sociale europeo: un laboratorio che oggi rappresenta a tutti gli effetti una buona pratica. Al centro dell'azione i giovani e le famiglie.

"In quell’area abbiamo realizzato 841 attività - ha ricordato la presidente -, coinvolgendo bambine e bambini da 0 a 12 anni e raggiungendo un impatto superiore al 20% della popolazione residente. Bibliobus e Ludobus hanno portato laboratori nei nidi e nei quartieri, facendo crescere i più piccoli e restituendo fiducia anche agli anziani, con legami tra generazioni". Un'esperienza che ha "rafforzato i servizi di prossimità e migliorato la qualità della vita" che ha indotto la Regione ad estendere l'intervento finanziando oltre 5 milioni fino al 2027.

Parole chiave: servizi, cultura, connettività ed energia

Se la rete dei servizi sociali e culturali è essenziale, sullo stesso livello, ha spiegato ancora Proietti, ci sono la connettività e le infrastrutture digitali. L'Umbria, forte di un territorio ricchissimo di bellezze e tradizioni, si presta bene a diventare la meta dei nomadi digitali. Un aspetto da sviluppare anche ipotizzando "un 'Erasmus' europeo dei nomadi digitali nei piccoli centri, se garantiamo connessioni affidabili e servizi".

Fondamentale la sanità, ha sottolineato Proietti, dove non mancano "criticità oggettive". "Oggi il fondo sanitario nazionale - ha spiegato - è ripartito con criteri dove la demografia pesa in modo determinante: chi perde residenti rischia di avere meno risorse proprio dove servono di più. Stiamo chiedendo al governo una revisione dei criteri".

Anche la transizione energetica è tra gli obiettivi primari per le aree interne; qui l'obiettivo è la creazione di nuove comunità energetiche rinnovabili "compatibilmente con il paesaggio", riducendo da un lato i costi e migliorando la sostenibilità dall'altro. "L’Umbria è cuore verde d’Italia e vuole diventare anche cuore digitale d’Italia".

In conclusione la presidente ha sintetizzato le linee guida che orientano gli interventi per le aree interne dell'Umbria. "Volontà politica condivisa, amministrazioni che fanno squadra oltre le appartenenze, terzo settore coinvolto, valutazione degli impatti. Così trasformiamo le buone pratiche in politiche strutturali. Restare - ha concluso - nei territori interni deve essere una scelta possibile, sostenibile e desiderabile".

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Sara Costanzi
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