Scoperte archeologiche inattese nei pressi del tracciato della E78. Le indagini svelano l’esistenza di strutture murarie di epoca romana e possibili sepolture nel cuore dell’Umbria. La Sovrintendenza allerta: “Sito di interesse storico rilevante”.
Nel cuore delle colline umbre, a Buia di Citerna, la terra ha restituito due porzioni di antiche mura che, secondo i primi rilievi, apparterrebbero all’epoca romana. La scoperta è avvenuta durante i sondaggi preliminari per la realizzazione del tratto umbro della superstrada E78 – Due Mari, destinata a collegare il Tirreno e l’Adriatico.
Il ritrovamento è avvenuto in località Buia, nel comune di Citerna, in una zona collinare apparentemente priva di elementi urbanistici o archeologici evidenti. Eppure, la realtà che si cela nel sottosuolo ha riservato una sorpresa di grande rilevanza storica.
Due tratti murari sono emersi a distanza di poche decine di metri l’uno dall’altro. Il primo, lungo circa cinque metri, è stato realizzato con pietre sistemate a secco, mentre il secondo, più massiccio, è stato costruito con pietre di dimensioni maggiori unite da calcestruzzo. Questo secondo dettaglio, in particolare, ha colpito l’attenzione degli archeologi giunti sul posto.
“La tecnica costruttiva della seconda porzione di muro ricorda quella delle ville romane di famiglie patrizie”, spiega uno dei primi esperti intervenuti. “È probabile che si tratti di una dimora di rappresentanza di epoca romana, forse appartenente a una famiglia nobile della zona”.
Una supposizione avvalorata dalla qualità dei materiali, dalla posizione panoramica e dall’antica presenza di una strada romana nei pressi, già segnalata in cartografie storiche.
La scoperta è partita quasi per caso, quando tre pali di legno sono stati ritrovati durante i sondaggi per la Due Mari. Questo elemento ha spinto gli operatori a interrompere le operazioni e a chiedere l’intervento delle autorità competenti. Da lì l’intervento degli archeologi e l’inizio delle prime indagini esplorative.
Oggi l’area è sottoposta a ulteriori verifiche e delimitata in attesa di decisioni ufficiali da parte della Soprintendenza Archeologica dell’Umbria, che sta considerando l’impatto del ritrovamento sul tracciato della superstrada.
Il territorio di Citerna, situato al confine tra Umbria e Toscana, è noto per la sua importanza storica sin dall’epoca etrusca. Quella stessa zona, in particolare, è da tempo oggetto di interesse da parte degli studiosi, in quanto si ritiene fosse abitata fin dall’antichità, in continuità tra civiltà etrusca e romana.
Gli studiosi sostengono che in quest’area scorresse un’antica strada romana, forse un diverticolo secondario che collegava la via Flaminia a piccoli insediamenti e ville rurali tra l’alta valle del Tevere e l’Appennino.
La scoperta delle mura riapre il dibattito sulla diffusione e sull'organizzazione del territorio in epoca romana: la villa, se confermata, rappresenterebbe un nuovo tassello nella ricostruzione del paesaggio storico.
A rafforzare l’interesse archeologico dell’intera area è la recente individuazione di alcune sepolture di epoca romana nei pressi di Mocaiana, a pochi chilometri dai ritrovamenti di Citerna. Secondo le prime indiscrezioni, si tratterebbe di tombe a inumazione, rinvenute sempre durante lavori di movimento terra.
Queste potrebbero appartenere a un piccolo nucleo sepolcrale rurale, forse collegato alla villa scoperta a Buia. Se confermata, l’ipotesi aprirebbe nuove prospettive sullo studio delle comunità romane in area appenninica, fino ad oggi meno documentate rispetto ai grandi centri urbani.
Di fronte a questa doppia scoperta, la Sovrintendenza Archeologica dell’Umbria ha aperto una procedura di verifica di interesse culturale, finalizzata a definire il valore storico dei reperti e le possibili ricadute sulla progettazione dell’infrastruttura.
“È prematuro parlare di vincoli o di variazioni di tracciato”, hanno fatto sapere fonti interne. “Ma sicuramente siamo di fronte a un’area che merita approfondimenti”.
I tecnici stanno ora lavorando per completare le indagini geofisiche e stratigrafiche, con l’obiettivo di valutare l’estensione e la stratificazione del sito. Si attendono anche analisi radiocarboniche sui pali di legno ritrovati per una datazione più precisa.
Le scoperte potrebbero influenzare anche lo sviluppo del tracciato della E78, l’infrastruttura nota anche come “Due Mari”, pensata per collegare il porto di Grosseto sul Tirreno con quello di Fano sull'Adriatico. Il tratto umbro della strada, particolarmente atteso per migliorare i collegamenti interni, potrebbe ora essere soggetto a modifiche, proprio per evitare l’area archeologica.
Un'eventualità che solleva riflessioni importanti sul rapporto tra sviluppo e tutela del patrimonio, e che potrebbe rallentare l’iter di un’opera pubblica strategica per la viabilità regionale.
Nonostante le possibili criticità infrastrutturali, le scoperte rappresentano una grande opportunità per il territorio, che potrebbe vedere rilanciata la propria attrattività culturale e turistica grazie all’eventuale creazione di un parco archeologico diffuso, o di un’area musealizzata.
“Potremmo trovarci di fronte a una villa romana ben conservata, con mosaici, stanze di rappresentanza e forse impianti termali – ha spiegato un archeologo –. L’ideale sarebbe riuscire a coniugare tutela, valorizzazione e sviluppo sostenibile.”
I ritrovamenti avvenuti tra Citerna e Mocaiana raccontano una storia antica che riemerge inaspettatamente dalle profondità del terreno, restituendo immagini di un passato romano ricco, articolato e ancora poco conosciuto in questa porzione di Umbria.
Se le indagini confermeranno l’importanza delle strutture, potremmo trovarci davanti a una delle scoperte archeologiche più significative degli ultimi anni in Umbria, con ricadute non solo per la comunità scientifica, ma anche per il tessuto socioeconomico del territorio.
In attesa dei prossimi sviluppi, resta la meraviglia di fronte a ciò che la terra può ancora raccontare: un passato che riaffiora e si offre come memoria e insegnamento, anche in mezzo a un cantiere contemporaneo.