Le guardie zoofile di Stop Animal Crimes Italia hanno reso pubblico un rapporto estremamente preoccupante sulle condizioni di un canile nell’Alto Tevere. Il sopralluogo, effettuato a marzo ma divulgato solo di recente, ha documentato una struttura in grave stato di degrado: recinzioni arrugginite, lamiere taglienti, box allagati e soluzioni improvvisate per contenere gli animali. I cani presentavano evidenti segni di trascuratezza, tra cui pelo sporco e arruffato, unghie eccessivamente lunghe, ferite non curate ed escrescenze cutanee, a conferma di una gestione inadeguata che non garantisce nemmeno i più elementari standard di benessere, sicurezza e salute degli animali.
Il sopralluogo ha messo in luce un quadro allarmante, con condizioni ambientali e strutturali ritenute gravemente inadeguate. Le recinzioni apparivano rinforzate in modo approssimativo, con blocchi di cemento e materiali deteriorati che non garantivano sicurezza né stabilità. I box mostravano infiltrazioni d’acqua, igiene carente e pavimentazioni prive di un adeguato sistema di drenaggio, favorendo ristagni e cattive condizioni microclimatiche.
Le aree comuni risultavano anguste e insufficienti a consentire un normale movimento e lo sgambamento degli animali, incidendo negativamente sulla loro salute fisica e sul benessere comportamentale. Le guardie zoofile hanno inoltre riscontrato criticità di natura sanitaria: ferite non trattate, possibili infestazioni parassitarie e una gestione alimentare non sempre calibrata sulle esigenze nutrizionali dei singoli esemplari.
A seguito delle segnalazioni, il Comune ha stanziato 40.000 euro per interventi urgenti volti alla messa in sicurezza della struttura e al miglioramento dei box. Tuttavia, Stop Animal Crimes richiama l’attenzione su un problema sistemico: la stessa struttura era già stata temporaneamente chiusa in passato, e segnalazioni analoghe avevano portato all’avvicendamento di gestori. Nonostante ciò, secondo il rapporto, i miglioramenti concreti sono stati scarsi: permangono situazioni di incuria e rischio, segno che gli interventi emergenziali, pur necessari, non bastano.
Nel comunicato diffuso dall’associazione si denunciano ostacoli amministrativi, bandi pubblici poco trasparenti e rendite di posizione che avvantaggiano gestori con scarso controllo esterno. Le ASL veterinarie, pur formalmente responsabili delle ispezioni e della vigilanza, risultano talvolta inefficaci a causa di carenze di risorse, personale o volontà amministrativa. Anche la recente riforma “animalista”, scrivono i firmatari, appare insufficiente se non accompagnata da veri investimenti strutturali, controlli regolari e responsabilità concrete per chi gestisce queste strutture senza rispettare norme etologiche e sanitarie.
L'associazione ribadisce il proprio impegno nella vigilanza, avvalendosi dei poteri conferiti dalla legge come pubblici ufficiali e agenti di polizia giudiziaria. Stop Animal Crimes auspica una collaborazione reale con le istituzioni, affinché i canili diventino luoghi sicuri, rispettosi della dignità degli animali e della normativa vigente.
Tra le richieste principali dell’associazione:
ricognizione indipendente delle condizioni dei canili comunali e pubblici;
criteri obbligatori di benessere animale nei contratti di gestione;
maggiore incisività delle ASL veterinarie, con ispezioni regolari e sanzioni efficaci;
coinvolgimento di associazioni animaliste nella supervisione delle strutture.
La vicenda dell’Alto Tevere non deve essere letta come episodio isolato, ma come sintomo di problemi organizzativi e gestionali radicati nel sistema dei canili italiani. Stop Animal Crimes rivolge un appello preciso: servono sinergie operative fra istituzioni, ASL veterinarie, autorità giudiziarie, enti gestori e volontariato, oltre a procedure di gara trasparenti e criteri di gestione che includano obblighi di benessere animale verificabili.
Gli interventi emergenziali - pur necessari - non bastano: occorrono investimenti strutturali, ispezioni periodiche indipendenti e sanzioni effettive per chi non rispetta gli standard etologici e sanitari. Solo attraverso questa combinazione di controllo, risorse e partecipazione civica i canili potranno diventare ambienti sicuri, rispettosi della dignità degli animali e sostenibili per le comunità che li ospitano.