08 Sep, 2025 - 17:30

Alla scoperta del Nobile Collegio del Cambio di Perugia: capolavori pittorici, memorie storiche e l'eredità culturale di una delle istituzioni più prestigiose dell'Umbria

Alla scoperta del Nobile Collegio del Cambio di Perugia: capolavori pittorici, memorie storiche e l'eredità culturale di una delle istituzioni più prestigiose dell'Umbria

Immaginate di varcare la soglia di un luogo in cui ogni parete parla, dove gli affreschi raccontano frammenti di storia e ogni dettaglio architettonico riflette il prestigio di un’epoca in cui arte, potere e cultura procedevano fianco a fianco. Il Nobile Collegio del Cambio a Perugia non è soltanto una delle istituzioni più prestigiose e antiche dell’Umbria: è una testimonianza viva di come la bellezza potesse incarnare l’identità collettiva e diventare un vero e proprio linguaggio civico.

Nelle sue sale - tra soffitti lignei finemente intagliati, pannelli dorati e cicli pittorici di stupefacente eleganza - rivivono le vicende dei mercanti e dei cambiavalute che trasformarono Perugia in snodo di scambi economici e culturali. Qui il tempo sembra rallentare: ogni pennellata del Perugino, ogni intarsio, ogni emblema scolpito è una traccia di cura e ambizione civica, un gesto pensato per comunicare autorevolezza, ordine e gusto.

In questo itinerario vi condurremo dentro le stanze più suggestive del Collegio: tra capolavori pittorici e memorie storiche, vi faremo scoprire i segreti nascosti dietro agli apparati decorativi e il modo in cui la pratica del commercio si trasformò in mecenatismo culturale. Scoprirete così come, in questi spazi, la storia economica e quella artistica si intrecciano in un dialogo che parla ancora al presente.

Sala dei Legisti - I banconi lignei di Giampietro Zuccari (1615-1621)

Varcare la soglia della Sala dei Legisti significa entrare in un mondo dove il legno diventa racconto, e la storia sembra ancora seduta dietro quei banconi. Non è un semplice ingresso, ma un prologo carico di suggestione: qui si apriva il percorso di chi, nei secoli scorsi, cercava giustizia, accordi e mediazione.

Tra il 1615 e il 1621, il maestro ebanista Giampietro Zuccari trasformò questo ambiente in un gioiello barocco, realizzando in noce i banconi e i rivestimenti lignei che ancora oggi avvolgono il visitatore in una calda armonia. Ogni pannello è un’opera d’arte: maschere femminili intagliate, ghirlande e cornici scolpite raccontano un mondo dove il decoro non era semplice ornamento, ma un segno di autorevolezza e prestigio.

In fondo alla sala, il tribunale, oggi adibito a biglietteria, conserva lo stemma della corporazione - il grifone appoggiato su un forziere - quasi a ricordare l’anima economica di questo luogo. Sulle pareti, in nicchie perfettamente calibrate, si trovano le statue delle Virtù cardinali: Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza vegliano su chi entra, come se continuassero a guidare le decisioni di chi un tempo amministrava le sorti dei mercanti.

E, come a suggellare la sacralità di questo spazio, sopra il tribunale compare una Madonna col Bambino e due Santi, che aggiunge un tocco di spiritualità a un luogo già denso di significati. È come se qui, in un equilibrio perfetto, convivessero la legge degli uomini e quella divina.

Arredi lignei di Antonio da Mercatello e Domenico del Tasso (1490-1501)

Dalla Sala dei Legisti si entra nella Sala delle Udienze, il vero cuore del Collegio del Cambio, e subito ci si sente avvolti da un’atmosfera che sa di ordine, solennità e bellezza rinascimentale. Gli arredi che vi accolgono, realizzati da Domenico del Tasso e Antonio da Mercatello tra il 1490 e il 1501, non sono semplici elementi funzionali, ma autentiche sculture in legno. Qui la maestria degli intagliatori ha trasformato un luogo di riunione e di giustizia in uno scrigno di arte e simboli.

I banchi lignei che abbracciano la sala scorrono come un fregio continuo, finemente intagliati con motivi a grottesca, figure mitologiche, ghirlande e arabeschi che sembrano danzare tra loro in un perfetto equilibrio. Ogni intaglio, ogni curva del legno è carico di simbolismo: nulla è puramente decorativo, tutto concorre a raccontare la dignità della corporazione, la solennità del luogo e la gravità delle decisioni che qui venivano prese.

Al centro della sala si erge il tribunale ligneo, compatto e imponente, la cui austerità sembra ancora oggi imporsi sul visitatore. È come se il legno stesso conservasse l’eco delle voci dei mercanti e dei cambiavalute che, secoli fa, discutevano qui affari e sentenze, consapevoli del peso delle loro decisioni. In una nicchia si trova la piccola statua della Giustizia, attribuita a Benedetto da Maiano: una figura serena e composta che diventa il perno morale dell’intera sala, un silenzioso monito per chi entrava a discutere affari e sentenze. La luce che filtra dalle finestre, riflettendosi sulle superfici calde del legno, contribuisce a creare un ambiente intimo e solenne, quasi sacro.

Visitare questa sala significa immergersi in un luogo dove arte, politica ed economia si fondevano in un unico linguaggio. Qui, tra il profumo del legno antico e il silenzio carico di storia, si percepisce ancora la presenza di chi, secoli fa, decise il destino di Perugia con parole pesate come oro.

Ciclo di affreschi di Perugino (1498-1500): quando l’arte diventa filosofia dipinta

Varcata la soglia della Sala delle Udienze, la sensazione è quella di entrare in un luogo sospeso nel tempo. Qui, tra il 1498 e il 1500, Pietro Perugino ha dipinto uno dei cicli più raffinati del Rinascimento, trasformando le pareti e la volta in un manifesto visivo di bellezza, sapere e spiritualità. Non è una semplice decorazione: è una lezione di filosofia, un racconto corale dove l’uomo, la fede e il cosmo dialogano in perfetto equilibrio.

Alzando lo sguardo, il soffitto vi accoglie con una danza celeste: i sette pianeti - Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove e Saturno - ruotano intorno ad Apollo, dio della luce e della misura. È un’immagine potente, che ricorda all’osservatore l’armonia dell’universo, l’ordine divino che governa la vita umana. Questa visione cosmica, ispirata al pensiero neoplatonico, fa della sala un piccolo planetario rinascimentale, dove cielo e terra si incontrano.

Sulle pareti, le Virtù cardinali - Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza - sono accompagnate da filosofi, eroi e legislatori del mondo antico: figure che incarnano l’ideale dell’uomo saggio e giusto. È come se Perugino avesse voluto costruire una galleria di modelli da cui i mercanti e i cambiavalute potessero trarre ispirazione per le loro decisioni quotidiane.

In fondo alla sala, si trovano due straordinarie scene sacre: la Trasfigurazione e l’Adorazione dei Pastori. La prima è un’esplosione di luce spirituale: Cristo trasfigurato, avvolto nella sua mandorla dorata, sembra sospeso tra cielo e terra, quasi a invitare lo spettatore a sollevare lo sguardo e a partecipare alla rivelazione divina. L’Adorazione, invece, porta un soffio di tenerezza: i pastori inginocchiati, il bue e l’asinello, la Madonna che contempla il Bambino con sguardo assorto.

Insieme, queste due immagini creano un vero e proprio ponte simbolico tra l’ambito civile e quello spirituale. È come se il messaggio fosse chiaro: le decisioni prese in questa sala, i giudizi, le dispute e le mediazioni economiche, non possono prescindere da una dimensione più alta, quella dell’etica e della compassione. Qui, il potere si ricorda della sua responsabilità, e la bellezza diventa maestra di giustizia.

Tra Profeti e Sibille che annunciano il futuro, in un angolo compare anche il ritratto dello stesso Perugino: il maestro si consegna all’eternità, fiero del proprio lavoro, in un gesto che è insieme firma, orgoglio e dichiarazione d’amore per l’arte.

Questo ciclo di affreschi non si limita a stupire l’occhio: eleva la mente e invita alla riflessione. È un luogo dove ogni simbolo, ogni gesto, ogni sguardo è stato pensato per parlare al visitatore, ieri come oggi, e ricordargli che la bellezza può essere strumento di educazione civica, di contemplazione e di armonia interiore.

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Francesco Mastrodicasa
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