15 May, 2025 - 18:52

Una vita per un popolo in uno Stato libero: Ali Rashid, la Palestina raccontata da Orvieto

Una vita per un popolo in uno Stato libero: Ali Rashid, la Palestina raccontata da Orvieto

Ali Rashid, politico, giornalista e attivista palestinese naturalizzato italiano, è scomparso improvvisamente il 14 maggio 2025 a Orvieto all’età di 72 anni. La notizia della sua morte ha suscitato profonda commozione in Umbria, in particolare nel territorio orvietano dove risiedeva da quasi trent’anni.

Figura di primo piano nella lotta per i diritti del popolo palestinese, Rashid era considerato la voce della Palestina in Italia e un riferimento autorevole per il dialogo e la solidarietà nella sua terra d’adozione umbra. Fin dal 1996, infatti, aveva scelto l’Umbria come propria casa in occasione del gemellaggio tra Orvieto e Betlemme, attratto – come dichiarò lui stesso – dal “senso di pace che questa terra trasmette”.

Le radici nell’esilio palestinese e la nascita dell’attivista

Nato ad Amman nel 1953 da genitori palestinesi originari di Gerusalemme, Ali Rashid crebbe nel contesto dell’esilio della diaspora palestinese seguito alla Nakba del 1948 (la “catastrofe” della cacciata dei palestinesi dalla loro terra).

La sua famiglia dovette persino cambiare il cognome da Rashid a Khalil per imposizione delle autorità giordane, subendo le umiliazioni riservate ai profughi palestinesi dell’epoca. Questo background forgiò in Rashid una forte coscienza politica: fin da giovane si impegnò nella militanza per la causa palestinese, partecipando attivamente alle organizzazioni studentesche e culturali del suo popolo.

Fu segretario nazionale dell’Unione Generale degli Studenti Palestinesi (GUPS) e membro dell’Unione Generale degli Scrittori e Giornalisti Palestinesi, facendosi portatore della voce del suo popolo in ambito internazionale.

Dalla Palestina all’Italia: una voce tra attivismo e diplomazia

Trasferitosi in Italia per proseguire i suoi studi (laureandosi in Scienze Politiche) e le sue battaglie, Rashid continuò l’attivismo anche nel nuovo paese. Già nel 1972 risultava tra i militanti del Movimento Studentesco e in seguito entrò nel dipartimento esteri di Democrazia Proletaria, storico partito della sinistra radicale italiana. Questa esperienza gli permise di collegare la lotta palestinese con i movimenti sociali europei.

Dal 1987 ricoprì per molti anni l’incarico di Primo Segretario della Delegazione Generale Palestinese in Italia – de facto la rappresentanza diplomatica dell’OLP a Roma – diventando uno dei principali punti di contatto tra la leadership palestinese e il contesto italiano. In tutte queste vesti, Rashid fu un portavoce instancabile del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese fin da quegli anni difficili, sostenendo la necessità di una soluzione politica che mettesse fine al conflitto nel rispetto dei diritti umani e delle risoluzioni dell’ONU.

L’impegno politico in Italia e il radicamento in Umbria

Nel 2006 Ali Rashid fece il salto anche nell’agone politico italiano, portando la causa palestinese direttamente nelle istituzioni. Candidato nelle liste di Rifondazione Comunista, fu eletto deputato alla Camera per la circoscrizione Umbria. Durante la XV Legislatura (2006-2008) si occupò principalmente di esteri, sedendo nella III Commissione Affari Esteri e partecipando come delegato italiano all’Assemblea del Consiglio d’Europa.

Rashid fu uno dei pochissimi parlamentari italiani di origine araba, testimonianza vivente dell’integrazione possibile e della voce palestinese portata nelle sedi decisionali di Roma. Non rieletto alle elezioni politiche del 2008, continuò comunque la propria attività pubblica attraverso il giornalismo, l’associazionismo e il dialogo interculturale. Nel 2024 si candidò al Parlamento Europeo con la lista civica pacifista “Pace Terra Dignità” promossa da Michele Santoro.

Un ponte tra Palestina e Umbria: cultura, pace e cooperazione

Malgrado i suoi ruoli internazionali e istituzionali, Rashid rimase sempre profondamente legato all’Umbria, che divenne il centro della sua vita personale e politica. Dal 1996 visse stabilmente ad Orvieto, città dove si era trasferito in seguito al gemellaggio con Betlemme, trovando in Umbria la serenità e la vicinanza ideale alla sua causa. Qui divenne una figura familiare e rispettata, partecipando a innumerevoli iniziative locali in favore della pace, dei diritti umani e del dialogo tra culture.

Storica è ad esempio la sua collaborazione con Gino Strada e l’associazione Emergency. Rashid prese parte a missioni internazionali di pace in Afghanistan, Iraq e Siria. Allo stesso tempo, in Umbria interveniva spesso in convegni, scuole e manifestazioni: la sua voce competente e appassionata non mancava quasi mai alle Marce per la Pace Perugia-Assisi e alle assemblee della Tavola della Pace. Pochi giorni prima della sua morte, partecipò a un incontro pubblico a Monteleone d’Orvieto per denunciare i crimini su Gaza.

Cultura come resistenza: l’altra faccia della sua militanza

Ali Rashid affiancò all’attivismo politico una vivace attività culturale. Insieme a Wasim Dahmash curò l’antologia “La terra più amata. Voci della letteratura palestinese”, con l’obiettivo di mostrare il volto umano della Palestina attraverso la poesia e la letteratura. In Umbria fondò anche, con Moni Ovadia e Michele Nardelli, l’associazione “Mezzaluna Fertile del Mediterraneo”, che promuoveva il dialogo e la cooperazione tra le sponde del Mediterraneo. La cultura per Rashid non era un accessorio dell’impegno: era parte integrante della sua idea di resistenza, radicata nella conoscenza, nella memoria e nella costruzione di ponti.

L’eredità di Rashid: la lotta gentile per una pace possibile

Ali Rashid viene oggi ricordato da molti per il suo coraggio gentile e la coerenza dei suoi ideali. Nonostante l’esilio e la tragedia del suo popolo, ha sempre scelto la via della diplomazia e del dialogo. Ha lottato per una pace giusta, per il diritto dei palestinesi a esistere e per la dignità degli oppressi. Il suo esempio rimane attuale e necessario. La sua scomparsa – avvenuta nel giorno della Nakba e in un momento storico drammatico per il popolo palestinese – ci interpella. Il modo migliore per onorarlo sarà continuare a creare quel futuro che lui, instancabilmente, ha cercato di costruire. Un futuro di giustizia, coesistenza e umanità.

 

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Francesca Secci
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