Anche quest'anno, il Teatro Lyrick di Assisi ha accolto centinaia di agricoltori, tecnici, esperti e rappresentanti istituzionali da ogni angolo d’Italia in occasione del Convegno nazionale sulla gestione del rischio in agricoltura, un appuntamento ormai imprescindibile per l’intero comparto agricolo. Organizzato dal Cesar (Centro per lo Sviluppo Agricolo e Rurale) e da Asnacodi Italia (Associazione Nazionale dei Condifesa), con il patrocinio del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, della Regione Umbria, Ismea, Ania, Agea e AgriCat, l’evento ha raggiunto la sua 17esima edizione, confermandosi come momento cardine per analizzare criticità, strumenti e prospettive future legate alla tutela del settore primario.
L'agricoltura italiana si confronta oggi con sfide sempre più complesse e repentine. Gli eventi climatici estremi, ormai divenuti una costante, mettono a repentaglio la stabilità delle produzioni agricole e richiedono risposte rapide, efficaci e strutturate. Gelate improvvise, siccità prolungate e precipitazioni torrenziali sono solo alcuni dei fenomeni che hanno scandito le ultime stagioni, rendendo indispensabile un sistema di protezione moderno, efficiente e integrato.
"Sia in termini di relatori che di pubblico – ha sottolineato il direttore del Cesar, Francesco Martella – questo è l’evento nazionale più importante sulla gestione del rischio in agricoltura. Il luogo in cui si incontrano tutti gli stakeholder della filiera e l’occasione per fare il punto della situazione, analizzando approfonditamente la stagione passata, anche dal punto di vista climatico, e verificando il funzionamento degli strumenti esistenti per la gestione del rischio. Ma oggi abbiamo anche illustrato le novità introdotte e le innovazioni che ci aspettano per i prossimi anni”.
Tra gli elementi di maggiore rilievo emersi nel corso del convegno, si è confermata la crescente centralità di Agricat, il fondo mutualistico nazionale per la copertura dei rischi catastrofali. Pur essendo uno strumento relativamente giovane, Agricat si sta rivelando sempre più cruciale nel sistema di tutela delle imprese agricole italiane, come sottolineato dall’intervento di Giovanni Razeto, dirigente del fondo. “Agricat inizia oggi il suo terzo anno di attività, diffondendosi sempre più su tutto il territorio nazionale. In questi due anni ha già dimostrato il suo valore aggiunto nel territorio, dopo gli eventi alluvionali del 2023 e siccitosi del 2024. Ci vuole tempo per la messa a regime e per la sincronizzazione di tutte le procedure, ma già da quest’anno iniziano i primi pagamenti agli agricoltori. Quello che auspichiamo è una sinergia sempre più integrata con gli altri strumenti esistenti, in grado di portare valore aggiunto all’imprenditoria agricola”.
Nel dibattito emerge con forza una convinzione condivisa: la sola dimensione finanziaria o assicurativa non può bastare. Serve una visione olistica della gestione del rischio, in cui le scelte tecniche, agronomiche e imprenditoriali si integrino in modo strategico e sinergico.
“Sebbene fondamentali – ha chiarito Andrea Berti, direttore generale di Asnacodi Italia – non si può pensare di risolvere il problema della gestione rischio esclusivamente con delle soluzioni finanziarie, assicurative o mutualistiche. Serve un cambio culturale che preveda una strategia, pianificazione, produttività, organizzazione aziendale, valutazione della competitività degli investimenti. Una gestione del rischio integrata con tutte le scelte agronomiche nella logica di aumentare la competitività complessiva”.
La gestione del rischio passa anche attraverso un cambio di mentalità rispetto alla cultura assicurativa, ancora troppo fragile in ampie fasce del mondo agricolo. Serve più informazione, maggiore trasparenza e un sistema più snello e vicino alle esigenze degli agricoltori.“È sicuramente necessario migliorare il sistema rendendolo più trasparente, semplice e rapido nel rimborso – ha osservato Umberto Guidoni, codirettore generale di Ania – ma bisogna capire innanzitutto che assicurarsi significa avere una continuità operativa, non avere danni dal punto di vista del reddito e poter affrontare anche un evento climatico avverso con maggiore tranquillità”.
Le conclusioni del convegno, affidate al presidente di Asnacodi, Albano Agabiti, hanno proiettato l’attenzione verso le sfide della prossima programmazione europea. “Siamo alla fine di una fase di programmazione comunitaria, rimangono due anni, il 2026 e il 2027. Dovremo gestirla meglio, soprattutto in termini di carico burocratico, e mettere in sintonia tutti gli strumenti, cioè Agricat, polizze ordinarie, polizza smart e fondi mutualistici, con una mini riforma del settore. Ma soprattutto, dobbiamo pensare al post 2027, incidendo sulla nuova programmazione comunitaria, il settennio 2027-2034, nella quale la gestione del rischio dovrà essere totalmente centrale. E per gestione del rischio intendiamo non solo la difesa passiva, ma soprattutto la difesa attiva, quindi difesa dei mercati e priorità assoluta agli investimenti che consentono all’impresa di essere resiliente. Come ultima istanza andare a far crescere il sistema assicurativo dei fondi mutualistici e degli strumenti che abbiamo conosciuto fino a oggi”.