Gubbio si prepara a vivere un fine settimana all’insegna della storia, della spiritualità e del gusto con “A tavola con i monaci. Tradizioni, saperi e sapori nella cucina dei monasteri e dei conventi”, un evento che si inserisce nell’undicesima edizione del Festival del Medioevo. L’appuntamento si terrà sabato 27 e domenica 28 settembre nel suggestivo complesso monumentale di San Pietro, trasformato per l’occasione in un luogo di incontro e di scoperta.
Studiosi, religiosi, cuochi, agronomi e rappresentanti delle comunità locali si riuniranno per riflettere sul profondo legame tra spiritualità e cibo, mettendo in luce come la tradizione alimentare monastica non sia solo un fatto storico, ma anche una chiave per affrontare le sfide contemporanee: cambiamenti climatici, educazione alla sobrietà, rispetto dei ritmi naturali.
Il cibo, nei monasteri e nei conventi, non è mai stato soltanto nutrimento. È parte di un universo simbolico e culturale che abbraccia fede, conoscenze artigianali, rotte di scambio e paesaggi agricoli. I monaci hanno custodito e trasmesso saperi antichi, dalle tecniche di coltivazione ai metodi di conservazione, fino alla produzione di birre, liquori, formaggi ed erbe officinali.
“Il cibo nei monasteri è una forma di preghiera – raccontano gli organizzatori – un atto di cura verso il corpo e verso la comunità. Preparare il pane, coltivare un orto o produrre un formaggio diventano gesti rituali, parte di una spiritualità concreta che affonda le radici nel lavoro quotidiano.”
Questo patrimonio immateriale, che unisce natura, lavoro e fede, è oggi fonte di ispirazione per chi ricerca modelli di vita sostenibile e un rapporto più equilibrato con l’ambiente.
Il programma della due giorni è ricco e variegato. Sono previsti dialoghi, conferenze, laboratori, degustazioni, show cooking e momenti esperienziali nel chiostro, con l’obiettivo di intrecciare passato e presente.
I visitatori potranno partecipare a laboratori di cucina medievale, osservare dimostrazioni di estrazione di essenze medicinali, scoprire antiche ricette e degustare prodotti ispirati alle tradizioni monastiche. Non mancheranno i giochi a tema medievale per i più piccoli, per rendere l’evento accessibile e coinvolgente per le famiglie.
Particolare rilievo avrà la partecipazione delle scuole. L’indirizzo Agraria dell’I.I.S. Cassata Gattapone presenterà progetti di ricerca e valorizzazione, con uno stand dedicato in cui sarà possibile conoscere la birra artigianale prodotta dagli studenti e assistere a dimostrazioni pratiche.
A sottolineare l’importanza dell’iniziativa è l’assessore alla Cultura del Comune di Gubbio, Paola Salciarini: “Quella del 2025 rappresenta la prima edizione di un progetto che si propone come ‘anno zero’, con l’obiettivo di crescere e svilupparsi nei prossimi anni attraverso approfondimenti interdisciplinari, nuove partnership e un sempre maggiore coinvolgimento delle comunità locali, delle giovani generazioni e del pubblico nazionale.”
Salciarini ha ricordato che “A tavola con i monaci” nasce dalla collaborazione tra il Festival del Medioevo, il Comune di Gubbio e il Santuario Abbazia di Montevergine della Congregazione Sublacense Cassinese dell’Ordine di San Benedetto di Mercogliano (Avellino): “È una sinergia che intende valorizzare un patrimonio di saperi che unisce spiritualità, attenzione all’alimentazione e alla salute, rispetto dei ritmi naturali e promozione delle produzioni locali.”
La scelta di unire spiritualità e cultura gastronomica non è casuale. Il Festival del Medioevo ha sempre avuto come missione quella di riportare alla luce le connessioni tra passato e presente, offrendo al pubblico spunti di riflessione su temi universali.
L’alimentazione monastica rappresenta un modello di economia circolare ante litteram: nulla veniva sprecato, ogni prodotto della terra trovava un impiego, e la dieta equilibrata si fondava sul rispetto della stagionalità: “Ripercorrere queste tradizioni – spiegano i curatori – significa riscoprire una saggezza antica che può insegnarci a vivere in maniera più sostenibile e consapevole.”
Anche il sindaco di Gubbio, Vittorio Fiorucci, ha espresso soddisfazione per la nascita di questo nuovo progetto: “Con questa prima edizione inauguriamo un nuovo filone di approfondimento culturale che ben si intreccia con lo spirito del Festival del Medioevo. Il tema del cibo, inteso come nutrimento del corpo, della mente e dello spirito, rappresenta una chiave preziosa per leggere il nostro passato e interpretare le sfide del presente.”
Fiorucci ha aggiunto: “L’auspicio è che questo progetto diventi un appuntamento stabile per la città e per il territorio, capace di attrarre studiosi, visitatori e comunità in un dialogo fecondo tra tradizione e innovazione.”
L’evento “A tavola con i monaci” si inserisce in un più ampio filone di turismo esperienziale che Gubbio sta sviluppando, con l’obiettivo di valorizzare il proprio patrimonio culturale e religioso.
I visitatori non saranno solo spettatori, ma parte attiva di un percorso che unisce degustazione, apprendimento e meditazione. La scelta del complesso monumentale di San Pietro come sede dell’evento offre l’opportunità di immergersi in uno dei luoghi più suggestivi della città, dove la storia incontra la bellezza architettonica.
Con la sua formula multidisciplinare, “A tavola con i monaci” si rivolge a un pubblico ampio: appassionati di storia e gastronomia, ricercatori, studenti, famiglie e semplici curiosi che vogliano vivere un fine settimana diverso.
Il Festival del Medioevo, giunto all’undicesima edizione, si conferma così uno degli eventi culturali più innovativi del panorama italiano, capace di rinnovarsi ogni anno con progetti che intrecciano ricerca, divulgazione e intrattenimento di qualità.
Questa prima edizione rappresenta solo l’inizio. Gli organizzatori hanno già annunciato la volontà di rendere “A tavola con i monaci” un appuntamento ricorrente, destinato a crescere nel tempo con nuovi contributi e collaborazioni, rafforzando il legame tra Gubbio e le grandi tradizioni monastiche europee.
Se l’obiettivo è quello di educare alla sobrietà e alla consapevolezza alimentare, il progetto ha tutte le carte in regola per diventare un polo di riferimento per studiosi, ricercatori e comunità religiose, ma anche per il pubblico turistico in cerca di esperienze autentiche.