20 Dec, 2025 - 12:25

“20NA NEL MONDO”, i giovani raccontano partenze, ritorni e futuro di Gubbio

“20NA NEL MONDO”, i giovani raccontano partenze, ritorni e futuro di Gubbio

Un incontro per 17-25enni tra storie di espatrio, radici e cittadinanza attiva

 

Un volantino semplice, un titolo che gioca con l’età“20NA NEL MONDO” – e una frase programmatica: per conoscersi, raccontare, riflettere senza impegno. Tutto qui.”
Di fatto, nella sala della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Gubbio, in via Gabrielli, di “senza impegno” c’era ben poco: la serata è stata un concentrato di racconti intensi, analisi lucide, domande scomode e proposte concrete.

L’incontro, ideato dallo chef eugubino Sauro Scarabotta, uomo eclettico in grado di andare oltre i temi della cucina per affrontare temi sociali complessi, da anni residente in Brasile, e presentato dalla giornalista Claudia Boccucci, ha riunito molti giovani – e alcuni “fuori quota” che giovani lo sono ancora nello sguardo – per ragionare su cosa significhi oggi partire, restare, tornare in una città come Gubbio. Importate anche la partecipazione del Vicesindaco Francesco Gagliardi che ha messo in luce alcuni aspetti della migrazione dei giovani.

Da Gubbio al mondo e ritorno: il racconto di Federica Cicci

Tra gli interventi più articolati quello di Federica Cicci, 31 anni, oggi consigliera comunale e docente universitaria, che ha scelto di partire, di restare fuori a lungo e poi di tornare.

“Sono partita da Gubbio a 18 anni – ha ricordato – ho studiato lingue orientali a Venezia, ho studiato cinese, ho vissuto anni in Cina, mi sono dottorata tra Venezia e Heidelberg. Dopo quasi dodici anni fuori, nel 2024 sono rientrata: lavoro tra Bologna, Roma Tre e Perugia, ma ho scelto di vivere di nuovo qui.”

Per lei l’esperienza dell’espatrio non è un mito romantico ma un lungo esercizio di prova ed errore:

A 18 anni spesso non sappiamo neanche cosa vogliamo mangiare, figuriamoci cosa vogliamo fare per tutta la vita. È giusto provare, è giusto sbagliare, è giusto tornare indietro sui propri passi: sono queste esperienze che ci formano e ci fanno crescere.”

Il rientro a Gubbio è stato anche una scelta di cittadinanza attiva: impegno in Città Futura, associazione e lista civica, iniziative con i fuori sede, riflessione su come rendere la città davvero attrattiva:

“Se vogliamo che Gubbio sia una città dove poter tornare a vivere e lavorare, dobbiamo costruirla noi con le nostre competenze. Se non lo facciamo noi adesso, chi lo farà?”

Demografia, tagli e aree interne: un futuro in salita

Cicci ha allargato lo sguardo ai dati nazionali: oltre 630mila espatriati tra 2011 e 2024, di cui 350mila neolaureati.

“A volte partire è una scelta, ma molto spesso è una necessità. Non troviamo il lavoro per cui abbiamo studiato. Nel mondo dell’università e della ricerca i tagli alla legge di bilancio – 518 milioni in meno al fondo di finanziamento ordinario – sono un segnale chiarissimo: si colpisce proprio il luogo dove nasce il fermento culturale che tiene viva la società.”

Da qui la denuncia del rischio che le aree interne, Gubbio compresa, vengano lasciate scivolare lentamente ai margini:

“Le nuove leggi nazionali vanno a incidere sui paesi e sulle città interne. La direzione purtroppo è far morire i territori più marginalizzati. Possiamo e dobbiamo batterci, ma invertire questa tendenza non è semplice.”

Trasporti e isolamento: il nodo strutturale

Uno dei passaggi più concreti ha riguardato il tema dei trasporti. Cicci ha ricordato come il primo atto da consigliera sia stato una mozione sul miglioramento dei collegamenti:

Siamo completamente isolati. Trasporti non significa solo navette turistiche per il centro storico. Penso ai pendolari, a chi studia a Bologna o in altre città: se non hai la macchina o qualcuno che ti accompagna, arrivare a una stazione importante è complicatissimo.”

La prospettiva dell’eliminazione di alcune linee veloci e il ritorno ai regionali lenti sulla tratta di Orte rischiano di aggravare ulteriormente la situazione:

“Per arrivare a Roma ci vorranno anche tre ore e mezzo. È una scelta nazionale che pesa su chi studia, lavora, vuole restare connesso. Noi stiamo cercando di fare pressione, ma gli strumenti delle amministrazioni locali sono limitati.”

Relazioni di potere: intoccabili o trasformabili?

Il dibattito si è spostato poi su un tema più politico, con una domanda diretta dal pubblico – rilanciata dal moderatore – sulle relazioni di potere in Italia e in Umbria, spesso percepite come immutabili.

“Ho visto persone scalare più velocemente grazie alle relazioni giuste – ha ammesso Cicci – è così, soprattutto in certi ambienti. Però non possiamo accettare che sia una legge naturale immutabile.”

Il messaggio ai ragazzi è stato chiaro:

“Le relazioni di potere non sono intoccabili. Se non parte dal basso il cambiamento non arriverà mai dall’alto. Lavoro, sacrificio, studio alla lunga ripagano. Io sono figlia di un falegname, non avevo alcuna relazione nel mondo in cui mi sto affacciando. Eppure, piano piano, sto provando a costruire il mio percorso. Non so se arriverò dove vorrei, ma una cosa è certa: dobbiamo provarci, e non è mai troppo tardi.”

Identità, differenze e rispetto: la voce degli adulti

Nel corso della serata hanno preso la parola anche alcuni adulti presenti in sala, sottolineando il valore del confronto culturale e dell’andare fuori, ma ricordando allo stesso tempo la necessità di servizi essenziali per chi resta.

Da più interventi è emersa un’idea condivisa:
“Si può essere cittadini del mondo senza rinunciare alle radici. La diversità arricchisce, ma per non trasformarsi in solitudine ha bisogno di comunità, di luoghi che accolgano davvero il ritorno dei giovani.”

Lingue e autostima: imparare ad aprire la mente

Significativo anche l’intervento di chi ha raccontato il proprio percorso con le lingue straniere, partendo da una difficoltà iniziale con l’inglese:

All’inizio l’inglese mi sembrava nemico. Poi, studiando portoghese e tedesco, ho capito che una parte dell’apprendimento è tecnica – vocaboli, conversazione – ma una parte fondamentale è mentale: accettare che ogni lingua ha un suo ritmo, un suo modo di vedere il mondo.”

Il messaggio ai ragazzi è stato un invito a non sentirsi “meno degli altri” se l’apprendimento è più lento:

“A volte serve solo più tempo, altre volte serve incontrare il professore giusto. Cresciamo tutte le volte che ci apriamo, non quando ci chiudiamo.”

Sauro Scarabotta: dalla confusione alla scelta

In chiusura è intervenuto Sauro Scarabotta, anima dell’iniziativa, con un intervento molto concreto, quasi una piccola “lezione di metodo” consigliata ai più giovani.

“Capisco che il caos possa intimidire – ha detto – ma a volte la confusione è d’aiuto per cominciare a capire meglio le cose. Io cerco di partire sempre da due elementi: curiosità e chiarezza su ciò che non voglio.”

Scarabotta ha raccontato il suo modo di affrontare scelte e cambiamenti:

“Quando sono confuso, comincio a scrivere cosa non voglio: non voglio questo, non voglio quest’altro. Da lì alcune nuvole si diradano e, parlando con qualcuno o dormendoci sopra, le idee cominciano a schiarirsi.

Poi un invito netto a non temere l’errore:

 Siamo cresciuti in una cultura in cui lo sbaglio è penali“Non abbiate paura di sbagliare.zzato, ma lo sbaglio è un grande regalo: solo chi non fa nulla non sbaglia. Certo, alcuni errori pesano più di altri e ripetere sempre lo stesso sbaglio non va bene, ma il rischio fa parte del cammino.”

La metafora gastronomica ha chiuso il cerchio:

“Mia madre non mi faceva mai fare le tagliatelle perché aveva paura che si rompessero. Ma se si rompe una tagliatella, sarà solo più corta, mica si butta via tutto. È lo stesso con la vita: se qualcosa si rompe, si aggiusta, si impara e si riparte. L’importante è mettersi a impastare.”

Un laboratorio da far crescere

“20NA NEL MONDO” non si è esaurito con questa serata: è emersa la volontà di proseguire il confronto, con altri incontri dedicati ai fuori sede e a chi sta decidendo se restare o partire.

Tra dati preoccupanti, tagli e difficoltà, la sala piena di ragazzi che raccontano, ascoltano e pongono domande complesse è forse il segno più concreto che una comunità viva esiste, e che il futuro – pur incerto – può ancora essere progettato insieme.

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Mario Farneti
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